Rick Owens SS26: “Temple” trasforma la passerella in un rito d’acqua e oscurità

Rick Owens SS26 “Temple”: moda, rito e metamorfosi in una passerella immersa nell’acqua.

a cura della Redazione

Alla Paris Fashion Week, Rick Owens ha riportato la sua visione radicale e visionaria con la collezione Spring/Summer 2026, intitolata “Temple”. L’appuntamento al Palais de Tokyo si è trasformato in un’esperienza quasi spirituale, più che in una semplice sfilata: le modelle sono apparse camminando tra vasche d’acqua e strutture metalliche, in un’atmosfera sospesa che evocava una cerimonia sacra. Non è stata soltanto moda, ma un viaggio immersivo in cui estetica e rituale si sono fusi, offrendo al pubblico uno sguardo intimo sull’universo oscuro e poetico del designer.

Un rituale scenico al Palais de Tokyo

Lo show ha subito conquistato per la sua forza teatrale. L’acqua, elemento centrale della messa in scena, ha fatto da simbolo di rinascita e metamorfosi, trasformando la passerella in un tempio contemporaneo. Le modelle hanno camminato lente, come sacerdotesse di un rito ancestrale, esaltando la dimensione quasi liturgica della collezione. Il dialogo con il Palais de Tokyo, spazio consacrato alla creatività più sperimentale, ha rafforzato il senso di immersione totale: non uno show da osservare, ma un’esperienza da attraversare, in cui il confine tra moda e performance si è dissolto.

Silhouette rituali e codici Owens

Dal punto di vista estetico, Owens ha riaffermato i codici che lo hanno reso iconico, ma filtrandoli attraverso un linguaggio ancora più introspettivo. Abiti aderenti e scolpiti, spalle esagerate e strutturate, trasparenze che lasciano intravedere la pelle, materiali tecnici alternati a tessuti leggeri come il mesh hanno costruito un guardaroba che sembra al tempo stesso armatura e confessione. Il cuoio nero, i drappeggi fluidi e i volumi imponenti hanno dialogato con inserti cut-out e giochi di layering, trasformando ogni look in un oggetto di culto. La palette, dominata da neri profondi, grigi metallici e riflessi lucidi, ha sottolineato l’impronta drammatica e monumentale dello stilista.

Il legame con “Temple of Love”

Il titolo “Temple” non è casuale: la sfilata dialoga direttamente con la retrospettiva “Temple of Love”, in corso al Palais Galliera, che racconta la carriera e l’immaginario di Rick Owens. In questo senso, la collezione diventa un’estensione viva della mostra, un capitolo in cui il passato e il presente si intrecciano. I capi sembrano contenere le stesse tensioni che hanno segnato l’intero percorso del designer: brutalità e delicatezza, forza e vulnerabilità, caos e armonia. Più che una collezione stagionale, “Temple” appare come un autoritratto spirituale, un ponte tra la moda come espressione estetica e la moda come riflessione esistenziale.

Reazioni e prospettive

La critica ha accolto lo show con entusiasmo, riconoscendo la capacità di Owens di restare fedele al proprio DNA e, al tempo stesso, di offrire nuove prospettive. In un panorama spesso orientato alla leggerezza e al commerciale, la sua scelta di spingersi verso il rituale e il simbolico è stata percepita come un atto di coraggio. “Temple” ha confermato che il designer continua a essere una voce unica nel panorama globale: un autore che non cerca il consenso facile, ma che invita lo spettatore a confrontarsi con la bellezza del non-convenzionale. L’acqua, il buio, la scultura dei corpi hanno lasciato un segno potente, destinato a restare tra i momenti più memorabili di questa edizione della Paris Fashion Week.

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