Giorgio Armani: “Pantelleria, Milano”, l’ultima sfilata che diventa eredità

Armani lascia Milano con un testamento stilistico che unisce memoria, leggerezza e rigore eterno.

a cura della Redazione

Il 28 settembre 2025, sotto i chiostri della Pinacoteca di Brera, Milano ha assistito a un momento che resterà nella storia della moda: Giorgio Armani ha presentato la sua ultima collezione Spring/Summer 2026. Non una semplice passerella, ma un atto d’amore e di memoria, un commiato elegante e silenzioso che ha unito due luoghi simbolici del suo percorso, Pantelleria e Milano, trasformandoli in linguaggio estetico, in poesia visiva, in testamento creativo. In una settimana della moda già ricca di spettacolo, Armani ha scelto la via della purezza, regalando al pubblico un addio intimo e solenne.

Un viaggio tra città e isola, tra rigore e leggerezza

La collezione, intitolata “Pantelleria, Milano”, ha raccontato un doppio universo. Da un lato, Milano con la sua essenzialità rigorosa, fatta di tagli urbani, cromie sobrie e silhouette pulite; dall’altro, Pantelleria, l’isola amata dallo stilista, evocata attraverso tessuti fluidi, movimenti leggeri e tonalità che richiamavano la natura mediterranea. I 127 look hanno ripercorso i codici estetici della maison: giacche morbide, pantaloni dal taglio fluido, spalle naturali e abiti che accompagnavano il corpo senza costringerlo. Una continuità con il passato che, proprio in questo ultimo atto, è diventata eredità.

Una sfilata che diventa cerimonia

L’atmosfera era rarefatta, sospesa, quasi sacra. Lanterne bianche punteggiavano il cortile della Pinacoteca, mentre le note di Ludovico Einaudi, eseguite dal vivo, avvolgevano i presenti. Le modelle e i modelli avanzavano lentamente, in un ritmo meditativo, quasi a scandire il tempo che passa e lascia spazio al ricordo. Agnese Zogla, storica musa del designer, ha aperto la sfilata togliendosi gli occhiali da sole, gesto che ha assunto il valore simbolico di rivelazione e presenza. Più che una presentazione di moda, è stato un rito collettivo, un momento in cui la bellezza ha incontrato la memoria.

Un parterre di stelle per un addio indimenticabile

Il pubblico era d’eccezione: Richard Gere, Cate Blanchett, Lauren Hutton, Glenn Close, Spike Lee e molti altri volti internazionali hanno voluto rendere omaggio al maestro. Al termine, la lunga standing ovation ha testimoniato l’emozione condivisa: non era un applauso ai capi, ma a un uomo e a un’eredità. A raccogliere questo passaggio simbolico, Leo Dell’Orco e Silvana Armani, figure storiche dell’atelier, che continueranno a custodire e sviluppare il linguaggio lasciato dal fondatore. Un momento che ha segnato la fine di un’epoca, ma anche l’inizio di una nuova fase per la maison.

La leggerezza come eredità

Con questa sfilata, Giorgio Armani ha consegnato al mondo la sua ultima lezione: il lusso non è eccesso, ma leggerezza, misura e autenticità. “Pantelleria, Milano” diventa così un titolo manifesto, capace di sintetizzare la doppia anima dello stilista: l’energia urbana della città e la libertà assoluta dell’isola. Ogni look è apparso come un frammento di poesia, ogni passo come un verso che parla di futuro. La chiusura non è stata un addio definitivo, ma un invito a custodire un modo di intendere la moda che ha reso Armani un’icona universale.

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