Un viaggio sospeso tra il passato e il futuro, tra la leggerezza eterea delle muse del Settecento e la concretezza sartoriale di oggi: con la collezione Primavera-Estate 2026 “Rococo Modern”, Max Mara porta in passerella un’estetica fatta di contrasti, dove rigore e fantasia danzano insieme in un equilibrio sorprendente. Ogni look sembra raccontare una storia che si muove tra epoche diverse, come se Madame de Pompadour si fosse improvvisamente materializzata nel nostro tempo con la stessa audacia e con una nuova consapevolezza contemporanea. La sfilata diventa così un’esperienza immersiva, capace di unire immaginazione, cultura e avanguardia.
Eleganza che sfida le regole
La collezione si apre con trench impeccabili e silhouette pulite che si lasciano contaminare da dettagli inaspettati e stravaganti, come foglie d’acanto dorate che illuminano le spalle o fregi marini che si avvolgono attorno a gonne severe, scolpendo nuove forme femminili. È un linguaggio visivo che affascina perché si muove sul filo del paradosso: il rigore sartoriale convive con la libertà creativa, la precisione tecnica si fonde con il piacere del gioco. Max Mara, con questa collezione, sfida l’idea di sobrietà assoluta e dimostra che l’eccesso, quando guidato da mano sapiente, può trasformarsi in una sofisticata dichiarazione di stile. Ogni capo sembra suggerire che la vera eleganza sta proprio nel coraggio di rompere le convenzioni.
Madame de Pompadour come musa
La regina del Rococò, Madame de Pompadour, aleggia come spirito guida della collezione e si trasforma in simbolo di emancipazione femminile. Non aristocratica di nascita, riuscì a conquistare potere e prestigio grazie al suo talento, alla sua intelligenza e a un’intraprendenza rara per il suo tempo. Mecenate di artisti come Watteau e Boucher, sostenitrice della controversa Encyclopédie di Diderot, donna di teatro e di cultura, Madame de Pompadour incarna quell’“individualismo assoluto” che ancora oggi continua a sedurre. Max Mara la celebra come un’icona che ha saputo trasformare la fragilità in forza e l’estetica in un potente strumento di affermazione. Indossare i capi di questa collezione diventa quindi un gesto di rivendicazione, un modo per riconnettersi con una femminilità audace e non convenzionale.
Natura e meraviglia in passerella
Il dialogo con la natura è un altro dei cardini della collezione. Rocaille, conchiglie, giardini aristocratici e cabinet des curiosités si traducono in abiti che sembrano opere d’arte in movimento. Le gonne di organza, costruite con centinaia di frammenti di tessuto tagliati e ripiegati a mano, si aprono come fiori esotici, mentre stampe delicate popolano gli abiti come se fossero quadri viventi. Fauna e flora della terra, del cielo e del mare si sovrappongono con leggerezza su tessuti trasparenti, regalando a ogni look un’aura quasi onirica. In questo scenario, Max Mara ci invita a guardare la moda come un universo in cui la bellezza non è solo da indossare, ma da contemplare, come un paesaggio poetico in continua trasformazione.
Il Rococò come punk dell’anima
Quello di Max Mara non è un semplice esercizio di citazione storica, ma una dichiarazione estetica e culturale. Il Rococò, spesso percepito come frivolo, diventa qui un manifesto di ribellione e libertà, vicino allo spirito punk e anarchico più autentico. Gli accessori, borse nere, cinture elastiche, spalline che evocano imbracature, riportano l’immaginario settecentesco in un contesto urbano e moderno, dimostrando che l’eleganza può essere al tempo stesso giocosa e potente, raffinata e sovversiva. La collezione SS26 si fa portatrice di un messaggio preciso: la vera forza dello stile non sta nell’aderire a schemi predefiniti, ma nel saper reinventare il passato per parlare al presente, celebrando la fantasia come forma suprema di potere.
