La vita, a volte, fa giri strani: il ritorno di Alessia Piperno

Alessia Piperno trasforma la prigionia in Iran in un racconto potente di resilienza e libertà.

a cura della Redazione

Ci sono libri che non si limitano a essere letti, ma che si vivono e si respirano, diventando compagni di viaggio e specchi di emozioni. La vita, a volte, fa giri strani (Mondadori, settembre 2025) è proprio questo: un’opera che trascina il lettore oltre la pagina scritta, trasformandolo in testimone diretto di una vicenda personale che diventa universale. Alessia Piperno, già autrice di Azadi!, torna con un racconto che è insieme memoria, denuncia e rinascita. Il cuore del libro è l’esperienza della prigionia in Iran, ma ciò che colpisce davvero è il modo in cui l’autrice riesce a intrecciare il dramma vissuto con una riflessione profonda sul senso della libertà, dell’amore e della resilienza. È un lavoro potente, in cui la voce dell’autrice non cerca pietà ma condivisione, non racconta solo dolore ma soprattutto forza e consapevolezza.

Un prologo che toglie il fiato

L’inizio del libro è una lama che trafigge il lettore: il telefono satellitare che finalmente squilla, la voce tremante che annuncia la libertà dopo 45 giorni di detenzione nel famigerato carcere di Evin. È un’immagine che resta impressa perché non parla solo di un ritorno alla vita, ma anche del prezzo altissimo pagato per riconquistarla. Piperno descrive quel momento con la precisione di chi non potrà mai dimenticare: le mani che tremano, le lacrime che scorrono senza riuscire a fermarsi, il sollievo mescolato a paura e incredulità. Non è solo un ricordo: è il punto da cui prende avvio una narrazione che si muove continuamente tra presente e passato, aprendo subito le porte a un mondo fatto di dolore, speranza e incredibile intensità emotiva.

Una testimonianza di resilienza

Tra le pagine più forti del libro, emergono i dettagli della vita in carcere: celle anguste, urla soffocate, notti interminabili, la privazione della libertà che diventa quasi tangibile. Ma accanto all’oscurità, Alessia restituisce anche frammenti di luce che raccontano l’essere umano nella sua forma più autentica. Ci sono i canti corali con le compagne, i sorrisi rubati nonostante la paura, il rito di dividere una bustina di tè come fosse un tesoro, e persino l’invenzione di giochi improvvisati con fili di stoffa sfilati dalle coperte. Questi piccoli gesti diventano simboli di resistenza, di capacità di restare vivi in condizioni estreme. La resilienza, in questo contesto, non è un concetto astratto ma una pratica quotidiana, un filo invisibile che lega chi lotta per non spegnersi, e che permette di trasformare anche la sofferenza in un atto di resistenza silenziosa.

Dal carcere alla scrittura

Il libro si struttura come un percorso duplice: da una parte il racconto dei fatti, con le date, i luoghi e i momenti che hanno scandito la detenzione; dall’altra la riflessione interiore, fatta di domande che restano sospese e che trovano nella scrittura la loro unica possibilità di esistenza. Perché proprio lei? Perché quell’arresto? E come si fa a ritrovare davvero se stessi dopo che si è stati privati di tutto? Piperno non fornisce risposte definitive, ma offre al lettore un’esperienza autentica, in cui la scrittura diventa insieme catarsi e strumento di dialogo. Raccontare significa sopravvivere, e sopravvivere significa restituire voce a chi, al contrario, voce non ne ha. È in questo passaggio dalla memoria alla pagina che il libro acquista una dimensione universale: non è solo la storia di Alessia, ma anche quella di tante donne rimaste intrappolate nell’ombra di quelle stesse mura.

Un libro che parla di amore e libertà

Sopra ogni cosa, La vita, a volte, fa giri strani è un libro che celebra l’amore e la libertà come beni supremi. L’amore familiare, che nei momenti più bui diventa ancora più potente e prezioso; l’amore come forza che resiste all’ingiustizia, che sostiene e tiene in vita quando tutto sembra crollare. E poi la libertà, descritta non solo come possibilità di viaggiare o muoversi, ma come gesto quotidiano: poter scegliere, poter ridere, poter stare accanto a chi si ama. In questo senso, il libro non si limita a raccontare la prigionia, ma diventa un inno alla vita stessa, un invito a non dare mai per scontato ciò che si possiede. Alessia Piperno riesce a trasformare la sua esperienza in un messaggio che arriva diretto al cuore di chi legge: la libertà è fragile, e proprio per questo è il dono più prezioso che abbiamo.

Lascia un commento

Your email address will not be published.