Con I diari di Angela – Noi due cineasti. Capitolo terzo, presentato alla Mostra del Cinema di Venezia, Yervant Gianikian conclude il percorso avviato nel 2018 con i diari di Angela Ricci Lucchi, compagna di vita e di lavoro. Non si tratta di un semplice documentario biografico, ma di un’opera che attraversa l’intimità per restituirla come patrimonio comune. Le pagine scritte da Angela, fitte di appunti, disegni, riflessioni politiche e memorie personali, diventano materia cinematografica: lette, rielaborate e intrecciate a immagini che oscillano tra memoria privata e Storia collettiva.
La forza del film sta proprio in questo movimento: dal personale all’universale. Il dolore della perdita si intreccia con la resistenza di chi non smette di cercare senso, di chi decide di fare del ricordo un gesto di creazione. Ne emerge un ritratto affettuoso e radicale, dove la malattia, la fragilità, ma anche l’ironia e la passione civile di Angela, vengono riportate in vita attraverso il cinema.
Lo spettatore si trova così immerso in un flusso che non segue i canoni tradizionali della narrazione, ma quelli del diario intimo: frammenti, annotazioni, lampi improvvisi che restituiscono la complessità di una vita intera. È un cinema che non ha paura di essere personale, anzi: fa dell’intimità il proprio linguaggio, trasformandola in memoria condivisa.
Con questo capitolo finale, Gianikian non solo chiude un’opera, ma consegna al pubblico un atto d’amore e di resistenza. I diari di Angela diventano così un monumento delicato e necessario: il segno che il cinema può custodire le tracce di una vita e trasformarle in arte.
