Al Lido non ci sono solo star, red carpet e fiction scintillanti. Quest’anno la Mostra del Cinema ha aperto uno spazio importante anche al giornalismo, con la presentazione di Cover-Up, il nuovo documentario firmato da Laura Poitras e Mark Obenhaus, dedicato alla vita e all’opera del leggendario reporter americano Seymour Hersh.
Hersh, premio Pulitzer, è una delle figure più controverse e influenti del giornalismo mondiale. È stato lui a portare alla luce il massacro di Mỹ Lai durante la guerra del Vietnam, e nel corso della sua carriera non ha mai smesso di scavare tra i segreti più scomodi del potere politico e militare americano. Cover-Up racconta questa storia attraverso documenti d’archivio, interviste, materiali privati e immagini che restituiscono la forza di un uomo che ha fatto della ricerca della verità la propria missione.

Il film, presentato fuori concorso alla Mostra di Venezia, non è solo un ritratto biografico: è una riflessione urgente sul ruolo della stampa libera e sull’importanza di un giornalismo indipendente in un’epoca in cui le fake news e le manipolazioni istituzionali rischiano di oscurare la realtà. La regia di Poitras, già vincitrice dell’Oscar per Citizenfour, garantisce uno sguardo teso, diretto, capace di trasformare il racconto in un vero e proprio atto politico.
Cover-Up non offre facili risposte, ma invita a porsi domande: chi controlla il potere? Qual è il prezzo della verità? E soprattutto, cosa resta oggi del giornalismo d’inchiesta come lo intendeva Hersh? In un Festival che alterna glamour e riflessione, il documentario ha il merito di ricordare che il cinema non è solo intrattenimento, ma anche coscienza critica.Dopo Venezia, Cover-Up proseguirà il suo percorso nei festival internazionali, passando per il New York Film Festival. È già destinato a far discutere: un’opera che non si limita a celebrare un uomo, ma a rimettere al centro un mestiere che rischiamo di dare per scontato.
