“Tutto può accadere a Broadway”: il ritorno di Bogdanovich

“Il destino mescola le carte e noi giochiamo” diceva Schopenhauer. In “Tutto può accadere a Broadway” sembra essere proprio così. L’elegante ma sempre ironico regista del pluripremiato “L’ultimo spettacolo” (1971), Peter Bogdanovich, è riuscito a creare un film in cui la coincidenza e l’intreccio sono la chiave per un’irresistibile comicità. Grazie all’aiuto dei produttori Wes Anderson e Noah Baumbach, egli tornò ad occuparsi di quella sceneggiatura accantonata 15 anni prima e ad effettuare le riprese, in soli 29 giorni, di “She’s funny that way” (titolo originale del film). Si può ammirare un cast brillante, con grandi nomi del cinema come Owen Wilson, star di “Midnight in Paris” (regia di  Woody Allen), Imogen Poots, che debuttò con il personaggio di Valerie in “V per vendetta”, o l’impeccabile Jennifer Aniston. Questi sono gli ingredienti di una trama leggera ma ricca di colpi di scena: un famoso regista di Broadway, Arnold Albertson, dopo aver passato una serata con la escort Isabella, decide di regalarle 30 mila dollari, facendosi promettere di smettere con quel mestiere. La giovane, appagata dalla generosità dell’uomo, decide di dargli retta e di realizzare il proprio sogno, diventare un’attrice. Viene chiamata per recitare la parte di una squillo in uno spettacolo teatrale dello stesso Albertson. Da quel momento le storie dei personaggi si mescoleranno, mostrando il loro spessore e il loro essere, con un susseguirsi di scene veloci e incalzanti. La protagonista si “auto-commenta”, analizza i propri stati d’animo, si caratterizza per la totale trasparenza, che ammalia non solo gli uomini del film, ma anche gli stessi spettatori. Jennifer Aniston, nei panni di una terapeuta sopra le righe, conferma la sua “malleabilità” nella recitazione. Il suo caschetto deciso, accompagnato da completi total-black, sembra essere in completa opposizione con gli attacchi nevrotici e poco professionali della dottoressa. Ma su una cosa non c’è dubbio: è proprio questo gioco di contrasti a generare la comicità del personaggio.

Di Federica Giampaolo 

 

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