Pedro Almodóvar ritira il Leone alla Carriera

Il regista spagnolo Pedro Almodóvar entra definitivamente nell’olimpo del grande cinema con il prestigioso premio Leone alla Carriera

Classe 1949. Il regista Pedro Almodóvar, nato a Calzeda di Calatrava, mosse i primi passi nel mondo del cinema da giovanissimo: a sedici anni si trasferì a Madrid per studiare alla Scuola Nazionale del Cinema e, contemporaneamente, lavorò come assistente amministrativo in una società telefonica. Nei primi anni Ottanta, oltre a dedicarsi alla pubblicazione di racconti e fumetti, iniziò a girare i suoi primi lungometraggi.

Il suo primo successo internazionale avvenne con Donne sull’orlo di una crisi di nervi, coronato da una nomination all’Oscar e svariati premi in tutto il mondo. Il suo primo Academy Award lo ottenne nel 2000 con Tutto su mia madre, per il miglior film straniero, mentre nel 2003 ricevette un altro Oscar per la miglior sceneggiatura originale di Parla con lei. 

La commozione del cineasta spagnolo

Ogni anno a Venezia si ripete la magia e, nell’ovazione del pubblico della Sala Grande, Almodóvar ha ritirato commosso il suo Leone Alla Carriera. “È stato il mio battesimo internazionale” ha dichiarato in conferenza stampa, e continua “è stata una meravigliosa esperienza, come lo è stata il mio ritorno con Donne sull’orlo di una crisi di nervi nel 1988. Questo Leone diventerà la mia mascotte, insieme ai due gatti con cui vivo, grazie dal profondo del cuore per questo premio”.

La motivazione del riconoscimento

A proposito di questo prestigioso riconoscimento, Alberto Barbera ha dichiarato: “Almodóvar non è solo il più grande e influente regista spagnolo dopo Buñuel, ma l’autore che è stato capace di offrire della Spagna post-franchista il ritratto più articolato, controverso e provocatorio”. I temi toccati nelle opere cinematografiche del regista trattano di desiderio, trasgressioni e crisi d’identità, ed è proprio per questo che Almodóvar è così attuale, perché riflette il senso di inadeguatezza della nostra generazione, tra il melodramma e la parodia.

 

di Emanuela Bruschi

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