Il glorioso “dietro le quinte” del Teatro alla Scala di Milano

Una struttura imponente. Uno spazio di 20.000 metri quadrati davanti agli occhi. L’immensità con cui la luce riempie il vuoto e lo stupore di così tanta bellezza a portata di mano, appena girato l’angolo, sembra essere più che mai paragonabile all’apertura di un enorme sipario borgogna. Ora silenzio. Ha inizio l’atto presso l’ex insediamento industriale delle Acciaierie Ansaldo di Milano.

Precedentemente dislocati nelle sedi di Bovisa, Pero e Abanella, i laboratori del Teatro alla Scala, sono attualmente riuniti presso questo storico sito meneghino, dal 20 febbraio del 2001. Divisa in tre padiglioni differenti, ognuno dei quali cita un nome di nobile importanza per la storia del Teatro, l’organizzazione è in grado di ospitare tutto ciò che permette la realizzazione degli allestimenti artigianali per gli spettacoli in programma. Scenografia, scultura, falegnameria, officina meccanica e assemblaggio scene. Sartoria, elaborazione di costumi e lavanderia. Sala prova per il coro e una parte di palcoscenico per prove di regia. Oltre ad un archivio in cui sono custoditi 60.000 costumi di scena, di cui non si finisce di immaginarne lo splendore.

Il primo padiglione è dedicato a Luchino Visconti, noto regista italiano. Spazio di un’ampiezza straordinaria, consente agli addetti ai lavori di assemblare le scene in tutta leggiadria e comodità. Apprezzando il lavoro di queste persone e osservando ogni minimo particolare, l’occhio non poteva evitare di notare un’incantevole riproduzione in miniatura del Teatro Regio Ducal, il principale teatro di Milano dal 1717 al 1776, anno in cui fu danneggiato da un incendio, forse causato da una dimenticanza, forse da un’azione dolosa. Di fronte alla richiesta della nobiltà milanese, pronta a sostenere le spese di costruzione di un nuovo edificio in cambio della proprietà dei palchi, fu autorizzata, non più in prossimità della corte di Palazzo Reale, ma in un’altra aerea, la costruzione del Nuovo Regio Ducal Teatro alla Scala, oggi noto semplicemente come Teatro alla Scala.

Il secondo padiglione, dedicato allo scenografo Nicola Benois, ospita gli attentissimi realizzatori delle scenografie, abili nel preparare con cura la prossima opera in scena: Madame Butterfly, che debutterà a Milano il 7 dicembre, come consuetudine annuale. Anche in questo caso, è l’ampiezza dello spazio a colpire l’attenzione. Gli scenografi lavorano chini su immense tavole appoggiate a terra, che in molti casi riproducono le dimensioni reali e la dislocazione precisa delle componenti, come fossero già a palcoscenico. La curiosità, nell’alzare lo sguardo, viene colpita da costumi di scena appesi agli alti soffitti, con corde libere nell’aria. Ovunque si respira profumo di teatro, di legno; bravissimi falegnami intagliano parti di scena, è tutta una grande scenografia!

Il terzo e ultimo padiglione è il Caramba, nome d’arte di Luigi Sapelli, storico costumista teatrale, e ripercorre la nobile storia dei costumi di scena del Teatro, innumerevoli dall’inizio del secolo ad oggi: in una stagione si realizzano infatti 800/1000 nuovi costumi e 1500 circa vengono ripresi e messi a misura dal repertorio del magazzino. 1400 armadi, distribuiti su una superficie di 1400 mq, in cui sono custoditi circa 60.000 costumi, appartenenti in media a 280 allestimenti, dal 1911 ad oggi. Qui è davvero consentito sognare ad occhi aperti! Il Lago dei Cigni, Fetonte, Le Nozze di Figaro, Lo Schiaccianoci, andando a ritroso fino agli anni ’20 e ’30 con Simon Boccanegra e altri spettacoli che hanno segnato per sempre l’immemore storia del Teatro alla Scala.

Tutto questo ora respira, in una ritrovata Milano. Un patrimonio profondo che esiste grazie al lavoro quotidiano degli oltre 150 addetti ai lavori, tra falegnami, fabbri, carpentieri, scenografi, tecnici di scenografia, scultori, sarte, costumiste, che da un semplice bozzetto realizzano l’intero allestimento scenico. Con l’obiettivo di una più ampia condivisione di questa realtà di valori, il Teatro ha deciso di aprire i suoi spazi a chiunque voglia assistere in prima persona alla nascita dei suoi spettacoli. Perché non approfittarne?

di Alessandra Bianchi

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