DoDo scende in pista con la nuova collezione St. Moritz

Sono gioielli delicati ma inequivocabili, perfetti da mixare con altre sottili catene luccicanti delle collezioni DoDo

Piste da sci bianco diamante, cielo blu cobalto, sole esuberante. Con una nuova capsule collection, quest’inverno DoDo porta i suoi fan a St. Moritz, facendogli rivivere il ricordo di un’esperienza indimenticabile.

La nuova collezione di DoDo

Grazie ai suoi  paesaggi mozzafiato ricchi di charme ed eleganza, St. Moritz è da oltre 150 anni un luogo incantevole, nonché una delle località più gettonate dal turismo internazionale.

Le olimpiadi invernali, il mito, l’eccentricità e il clima ”champagne” influenzano DoDo, che interpreta accuratamente questo suo fascino rétro nella nuova capsule collection, composta da quattro gioielli.

Il logo di St. Moritz è la prima fonte d’ispirazione per DoDo, scelto fra i loghi turistici ancora in uso anche per il suo carattere ironico, benaugurante e geniale.

Creato nel 1932 dal noto graphic designer svizzero Walter Herdeg, viene rappresentato da un sole sorridente unito al nome della città.

DoDo e i quattro gioielli ispirati a St.Moritz

DoDo decide di fondere il logo svizzero con il proprio DNA. Riporta così il “famoso sorriso” sul gioiello a forma di sole in oro rosa 9k già esistente in collezione: ne nasce il ciondolo Sole.

Lo stile vintage è presente anche per il charm Francobollo in oro rosa 9k, una novità nella famiglia DoDo. In ricordo del rito irrinunciabile delle vacanze d’altri tempi, il francobollo viene trasformato in oro, conferendo un look unico e indelebile in chi lo indossa.

Aggraziata e dal tratto stilografico, la scritta St. Moritz è invece protagonista di due collane. Una tutta in argento con catena minimal, l’altra in oro rosa 9k con due piccoli diamanti e catena con dettagli che brillano come micro-fiocchi di neve. 

Sono gioielli delicati ma inequivocabili, perfetti da mixare con altre sottili catene luccicanti delle collezioni DoDo. Un regalo perfetto da donare a una persona speciale.

di Elena Borrelli

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