Teatroterapia. Mettere in scena sé stessi

In generale, può rivelarsi utile come percorso di crescita personale all’interno di un gruppo e per favorire la conoscenza e l’espressione di parti di sé attraverso la loro rappresentazione teatrale.
Scopo ultimo della teatroterapia è quello di incrementare la consapevolezza dell’individuo e il suo benessere generale. Di norma, questo tipo di approccio, non si propone come strumento risolutivo rispetto a un sottostante disturbo psicologico bensì come prevenzione di quest’ultimo o come affiancamento e supporto ad un percorso di analisi o di psicoterapia, in caso di disagio psichico.
Ma come funziona questo metodo? La teatroterapia promuove essenzialmente la messa in scena dei personali vissuti all’interno di una realtà di gruppo condivisa, laddove gli “attori” possono ripensare la propria storia, i propri vissuti, le proprie emozioni, mentre coloro che ascoltano, possono associare, confrontare le proprie esperienze e immedesimarsi nel vissuto dell’altro.

Vengono utilizzate tecniche teatrali che si avvicinano molto a quelle adottate dall’attore professionista quando lavora su di sé per costruire un personaggio, solo che in questo caso, il personaggio è il soggetto stesso, che sarà chiamato a “mettere in scena” i propri vissuti.
Lo scopo della seduta di teatroterapia è anche quello di rendere più integrato e armonico il rapporto tra corpo, voce e psiche, nel contatto con gli altri e con se stessi. A questo scopo si utilizzeranno tecniche ludiche, il ‘far finta di’, l’improvvisazione, che sostengono i mutamenti psichici e comportamentali del soggetto e dell’intero gruppo.

Più in particolare si farà ricorso a tecniche di respirazione e voce, fantasie guidate, psicodramma, rilassamento con la musica, interpretazione, messa in scena ed elaborazione di testi teatrali. Gli incontri sono in generale a cadenza settimanale, durano due ore circa e sono composti da un numero limitato di persone.

Laura Tirloni

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