Psicologia & Design

A cosa pensiamo quando osserviamo un oggetto dal design e dai colori particolari? Cosa percepiamo quando sfioriamo una superficie liscia oppure ruvida ed irregolare? Il nostro cervello processa milioni di informazioni al secondo, tutti i giorni; tramite i nostri cinque sensi possiamo analizzare, scomporre e selezionare ciò che più ci interessa ed è di nostro gradimento.

Proprio dagli studi sul nostro gradimento della forma, è nata in tempi abbastanza recenti una psicologia applicata al Design. Quest’ultima nasce per aiutare il consumatore nella scelta più adatta alle sue esigenze, ma anche per aiutare i designer ad orientarsi verso una produzione di successo mirata alla richiesta del cliente. Tutto ciò con lo scopo di portare benessere sociale, in quanto ogni oggetto che viene disegnato e realizzato dalle aziende di produzione si veste di una responsabilità nei confronti di chi lo acquista.

Ma quali sono gli effetti che producono sulla persona i materiali, i colori, gli odori di un oggetto? Funzione, forma, senso estetico, sono solo alcuni dei parametri coinvolti nel processo di scelta di un oggetto di design e nel processo di produzione. I punti di riferimento per la Psicologia del Design trovano le loro radici all’interno della Psicologia della Gestalt (detta anche Psicologia della forma), nella Psicologia Cognitiva e nelle Neuroscienze, con forti contributi del neuromarketing.

Lo Psico Design è la teoria secondo cui si ha una nuova concezione degli spazi basata sulle relazioni. Uno dei primi ad occuparsi di Psicologia applicata al Design è stato Donald Arthur Norman, uno psicologo ed ingegnere elettronico statunitense che attualmente insegna alla Northwestern University (psicologia, scienze cognitive e informatica) ed è consulente del Nielsen Norman Group, azienda di consulenza alle imprese per la realizzazione di servizi e prodotti centrati sull’uomo.

Il suo campo di ricerca è lo studio dell’ergonomia, del Design, e più in generale del processo cognitivo umano. Secondo Norman, un oggetto in grado di suscitare emozioni positive nell’utente è progettato meglio di uno effettivamente ergonomico. Data questa teoria, diventa praticamente impossibile concepire una “qualità oggettiva” del design, poiché la storia di ogni individuo rende “piacevolmente emozionanti” determinati strumenti o interfacce a scapito di altri, solamente in base alle proprie esperienze soggettive.

La persona che però ha effettivamente ideato lo Psico Design (come marchio registrato) è italiana e si chiama Ernestina Rossotto, insegnante, psicologa, psicoterapeuta e formatrice aziendale; dalla sua passione per l’arte e la pittura è scaturito nel 2009 lo Psico Design. In questa corrente di pensiero si uniscono e condensano arte, psicologia e design, con risultati sorprendenti sugli spazi e sulla salute delle persone.

Grazie ad Ernestina Rossotto, l’arte esce dall’ambiente elitario delle gallerie e la psicologia lascia le tradizionali stanze asettiche in cui viene praticata; tutto si trasforma in colore e gioia. Due mondi all’apparenza opposti si uniscono per costruire ambienti a misura di chi vi abita, stanze in cui il design e l’arredamento vengono scelti con una consapevolezza che va ben oltre il senso estetico.

Lo Psico Design nasce dunque dalla volontà e dalla necessità di fondere saperi diversi per rispondere appieno alle esigenze e alla personalità di chi vive in ambienti che non debbano essere belli unicamente “per moda”. Gli obiettivi, pertanto, sono quelli di “far trovare ad ogni persona collocata in un determinato ambiente, armonia, sicurezza e protezione”, attraverso l’uso di oggetti, materiali e colori.

La capacità di ascoltare e comprendere le persone si unisce alla flessibilità e all’armonia tipica dell’arte, come ponte tra psicologia, arte e design. Definire il proprio spazio significa fornire una definizione di sé stessi; tra le varie esperienze che mettiamo in pratica per comprendere il nostro Sé, vi sono gli oggetti, che rivelano sempre qualcosa della persona che li possiede, e che sono il risultato dell‘incontro tra chi siamo e scegliamo, tra noi e il nostro spazio.

Gli oggetti diventano quindi una sorta di memoria, aiutandoci a ricordare (e a rivivere) parti di noi. La definizione del Sé passa così attraverso la definizione dell’ambiente e la scelta degli arredi, ed è questo che lo Psico Design teorizza. Un po’ come l’utero materno, la casa protegge l’essere umano, ecco perché, se costruita in armonia con l’universo e con il nostro corpo, può essere un ambiente terapeutico.

Mentre la bioarchitettura si occupa dei materiali di costruzione e dell’aspetto energetico, e il feng-shui si concentra sull’impatto che colori e arredi hanno sulla psiche umana, lo Psico Design assume un approccio più ampio e integrato del costruire e dell’abitare, concentrandosi anche sull’aspetto psicologico degli individui e la loro proiezione sull’ambiente.

Si possono distinguere spazi pubblici (o relazionali) e degli spazi intimi, privati. I primi sono destinati alla socialità e alla comunione con l’altro, differentemente, i secondi sono deputati allo svolgimento di bisogni primari personali. Tale distinzione è profondamente legata all’evoluzione della società, ed il corpo viene quindi utilizzato come misura dello spazio, che non è una cosa omogenea o neutra. Poiché il corpo è dinamico, lo spazio si modifica intorno e con lui.

Ad esempio, facendo riferimento alla Psicologia del Design, di fronte all’acquisto di un nuovo oggetto o mobile, puntiamo con decisione sempre sul prodotto che presenta minori “spigolosità”. Le forme spigolose, infatti, attivano i neuroni cerebrali dell’amigdala, dove si collocano i centri della paura. Sono inoltre da prediligere gli oggetti simmetrici a quelli asimmetrici. E tutto questo è un retaggio evolutivo: i visi simmetrici ci rimandano infatti ad un’idea di salute, e suscitano in noi emozioni positive.

Per concludere, ricordando le parole di Gillo Dorfles Tra i primissimi impulsi dell’uomo c’è certamente quello di creare oggetti. L’oggetto creato dall’uomo costituisce sin dai tempi antichi e addirittura preistorici, una sorta di prolungamento, di estrinsecazione della stessa costituzione fisica, anzi psico-fisica dell’uomo”. Insomma, ogni volta che vi prendete cura del vostro spazio, e della vostra casa, vi state prendendo cura anche di voi stessi e della vostra salute.

di Sabrina Burgoni

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