Narcisismo solitario e immagine virtuale

 

Il mondo contemporaneo è caratterizzato da elementi strutturali che favoriscono il narcisismo. La società fondata sul lavoro e sul sacrificio ha via via ceduto il passo alla società del consumo, della leggerezza; al culto del presente e allo spaesamento relativistico. Viviamo in un’era di narcisismo sempre più pervasivo, in cui predomina l’esaltazione del consumismo e il fascino della celebrità. Un’era dominata dal terrore della vecchiaia e della morte, che di conseguenza idealizza la giovinezza e tende alla perfezione, soprattutto estetica. I social network riflettono appieno questa tendenza amplificando il narcisismo. Facebook, Twitter, GooglePlus vengono quotidianamente utilizzati da giovani e meno giovani con la finalità di “gonfiare” il proprio ego e imprimere una visibilità all’immagine sociale.

Un gruppo di ricercatori dell’Università del Michigan (Elliot Panek, Yioryos Nardis e Sara Konrath, 2013) ha studiato il rapporto tra narcisismo e la mole di tempo trascorsa a navigare sui social media, nonché il numero di post pubblicati quotidianamente su Twitter e Facebook, includendo anche la lettura e il commento dei post altrui. Il campione di studenti universitari reclutato per lo studio, con un’età media di 19 anni, ha risposto alle domande relative al grado di utilizzo dei social network ed è stato sottoposto ad una valutazione della personalità rispetto ad alcuni tratti narcisistici (superiorità, esibizionismo, sfruttamento, autorità e autosufficienza). Nella seconda parte dello studio, i ricercatori hanno sottoposto un gruppo di adulti, con età media di 35 anni, ad un sondaggio online. La ricerca ha messo in luce le differenze nell’utilizzo di tali mezzi tra studenti universitari e adulti. Tra i giovani, quelli con più alti livelli di narcisismo tendono a pubblicare più frequentemente su Twitter, mentre tra gli adulti vengono pubblicati più aggiornamenti di stato su Facebook. Secondo Panek, gli adulti che hanno già costituito il loro sé sociale, usano Facebook come una sorta di specchio, curando la propria immagine e controllando come gli altri vi rispondono, per ottenerne l’approvazione e il consenso. Gli studenti, al contrario, scelgono il megafono offerto da Twitter nel tentativo di sovrastimare l’importanza delle proprie opinioni, che vengono espresse su vasta scala, in modo più impersonale, e su un’ampia gamma di temi.

Prendendo spunto dalla ricerca è possibile affermare che mentre il mondo di ieri soffriva di un eccesso di legami sociali, il mondo contemporaneo soffre di un eccessivo indebolimento degli stessi. In questo contesto di impoverimento relazionale, i social network offrono un’opportunità di compensazione e di visibilità, seppur mediata e virtuale. In altri termini è come se l’uomo vivesse nella realtà sociale ma non ne facesse più parte. L’individuo, liberato da qualsiasi legame sociale, tende a investire sempre più nei suoi progetti di realizzazione ed emancipazione ma il prezzo che deve pagare è la sua crescente irrilevanza sociale, il vuoto e la solitudine. Ovvio dunque che il narcisista non sia appagato, in quanto il culto di sé e l’autoreferenzialità coincidono con lo svuotamento di ogni energia psichica, sociale e di ogni forma di vitalità. In nome dell’assoluta autodeterminazione, egli rivendica il diritto di decidere ciò che fino a ieri era solo natura, destino, dovere, non considerando che gli aspetti fondamentali della vita non sono il prodotto di una reale scelta. Senza gli altri e in assenza di uno sfondo di riferimento, non si può essere veramente liberi. L’altro in definitiva non è soltanto un limite alla propria libertà, ma è anche e soprattutto la condizione che la rende possibile.

 

(Dott.ssa Laura Tirloni)

8 Comments

    • Concordo con la sua analisi. Il dilagare e l’uso sempre più assiduo di questi canali per entrare in contatto mediato con gli altri esprime proprio quel cortocircuito sociale di cui lei parla. Non si tratta quindi di demonizzare tali mezzi bensì di interrogarsi sullo stato di profonda sofferenza in cui versano le relazioni. Grazie della lettura!

  1. qui solo gli aspetti negativi dei social network, ma hanno una parte positiva? persone possono avere un aiuto da queste finestre di dialogo con altre persone?

    • Gentile lettore, i social media possono rappresentare una valida opportunità relazionale e di scambio con gli altri a patto che non diventino una modalità interattiva esclusiva. In tal caso, infatti, l’effetto potrebbe essere addirittura contrario, ossia quello di accrescere ancora di più il senso di solitudine e di alienazione. Questo perchè i rapporti mediati dal virtuale sono fondamentalmente basati su elementi di proiezione più che di realtà e non richiedono di metterci veramente in gioco.

  2. Sono perfettamente d’accordo Dott.ssa Tirloni. Costruire qualcosa di duraturo richiede sforzo e una prospettiva che va oltre l’aggiornamento dello status di FB per quel giorno. Ma in una società dove il successo si basa sulla visibilità il numero di followers su Twitter può sembrare più importante. Mi sembra anche che nei social network si autocelebri spesso la propria mediocrità e banalità. Comunque, dal momento che siamo colleghi, mi azzardo anche a dire che alla base del narcisismo c’è una incolmabile fragilità dell’autostima che viene compensata dal contornarsi o dal ricercare una continua ammirazione. Heinz Kohut, uno psicoanalista che nel secolo scorso si è occupato instancabilmente del disturbo narcisistico, e che Lei certamente conosce bene, aveva sottolineato che quella ferita derivava dal non aver ricevuto un sufficiente ‘rispecchiamento’ nell’infanzia da parte delle figure chiave. Come non essere d’accordo? La sua analisi perciò risulta essere ancor più puntuale. Grazie del suo bell’articolo.

    • Gentile lettore e collega, come lei scrive, il successo oggi sembra fondarsi sulla visibilità: tanto più si è visibili tanto più si ha successo. Navigando su Twitter non di rado mi imbatto in questo tipo di messaggio: “Se mi followi ti followo”. Come a dire: non mi interessa sapere chi tu sia, cosa provi, cosa pensi. Dai a me ciò che voglio e io ti darò ciò che vuoi. Una baratto di visibilità che deve sicuramente farci riflettere. Grazie per il suo contributo e continui a leggerci.

  3. Molto bello l’ articolo e soprattutto basato su riscontri scientifici. Mi chiedo se si possano comunque tracciare altri profili di frequentatori accaniti di FB, senza addentrarmi nella clinica , come i “curiosi invidiosi”, gli spioni, gli “statistici dei “mi piace””che spesso coincidono con gli “arzigogolatori relazionali”.
    Sarebbe utile farsi un check o tagliando di controllo ogni 3-6 mesi per rendersi meglio conto se si tracima in una di queste “grottesche figure moderne”?

    • Aggiungerei un aspetto, gentile e acuta lettrice. La ricerca da me citata conclude dicendo che i ricercatori non sono stati in grado di determinare la direzione della causalità, ossia se il narcisismo porti ad un maggiore uso dei social media, o se sia l’uso dei social media a favorire il narcisismo, o, ancora, se questo rapporto sia mediato da altri fattori. Forse tutti noi dovremmo aderire alla sua proposta e sottoporci ad un tagliando a cadenza semestrale. Grazie del suo apporto.

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