L’ozio e la capacità di…sapersi rilassare

Ed eccoci finalmente qui, ad oziare in riva al mare oppure semplicemente restando a casa, o ancora in un luogo non ben definito ma separato efficacemente da quello che è il nostro ambiente lavorativo di riferimento. Quanti di voi hanno atteso con ansia e grandi aspettative questa agognata stagione estiva?

L’estate in effetti risulta essere una delle stagioni più gettonate dell’anno. Grazie al sole e alla luce, il cervello si attiva, liberando endorfine (sostanze chimiche prodotte dal cervello e dotate di una potente attività analgesica ed eccitante che agiscono in modo simile alla morfina e ad altre sostanze oppiacee).

Sintetizzati anche nell’ipofisi, nei surreni e in alcuni tratti dell’apparato digerente, questi peptidi hanno i loro recettori in varie zone del sistema nervoso centrale dove si concentrano, soprattutto nelle aree deputate alla percezione dolorifica; oltre ad aumentare la tolleranza al dolore, le endorfine sono coinvolte nella secrezione di altri ormoni, come ad esempio la prolattina ed il cortisolo (ovvero l’ormone dello stress), nel senso di benessere ed appagamento che insorge al termine di un rapporto sessuale, nel controllo dell’appetito e dell’attività gastrointestinale, nella termoregolazione e nella regolazione del sonno e del ciclo mestruale.

La stagione estiva si presta ad essere in tutto e per tutto un periodo di felicità e benessere, sia fisico che psichico. Il benessere è veicolato in parte anche dalla capacità personale di rilassarsi, lasciando andare lo stress provocato dal lavoro e dai pensieri negativi della realtà quotidiana. Saper oziare significa avere la capacità di lasciarsi andare completamente, con la consapevolezza di poterselo permettere. Ma cosa significa esattamente il termine ozio?

La sua derivazione è dal latino otium, ed indica un’occupazione principalmente devota alla ricerca intellettuale, attività generalmente riservata alle classi dominanti, ed è contrapposta a negotium, termine che indica occuparsi (più per necessità che per scelta) dei propri affari. In molti nei secoli hanno trattato il tema dell’ozio, scrivendo in merito veri e propri trattati, come ad esempio L’elogio dell’ozio di Bertrand Russell (solo per citare un autore).

L’ozio visto come rilassamento, come stato psicofisico nel quale l’individuo si sente sollevato dalla tensione: raggiungere uno stato di rilassamento significa quindi essere in grado di controllare il livello di attivazione fisiologica, in modo tale da creare i presupposti per liberarsi dalla tensione.                  Esistono a questo scopo diverse tecniche di rilassamento, che con un po’ di allenamento ed uno sforzo limitato, possono essere utilizzate da chiunque ed in qualsiasi momento. Solo per elencarne alcune, si può fare ricorso al Rilassamento Progressivo di Jacobson, piuttosto che al Training Autogeno di Schulz, o ancora a tecniche di visualizzazione.

Quando lo stress e l’ansia condizionano il normale funzionamento dell’organismo, il rilassamento può essere utile al fine di ristabilire l’equilibrio. Ecco perché è importante almeno una volta all’anno staccare completamente la spina ed essere in grado di abbandonarsi ad una fase di relax dove potersi riprendere serenamente dalle fatiche dell’anno.

In Oriente, le tecniche di rilassamento sono conosciute e seguite da secoli: i maestri di yoga le praticavano come aspetto fondamentale della loro disciplina; in Occidente, invece, l’interesse per queste tecniche è stato scarso fino agli ultimi decenni, quando si è iniziato a considerare l’organismo come un sistema complesso costituito dall’interazione tra mente e corpo.

Ai giorni nostri, una tecnica molto in voga utilizzata per sviluppare la consapevolezza del nostro corpo nel momento presente, che agevola inoltre la capacità di rilassarsi e sciogliere le tensioni muscolari (con conseguenti benefici psico-fisici) è la pratica della Mindfulness.

Uno dei pionieri di questo approccio è stato Jon Kabat-Zinn, il quale descrive la Mindfulness come un modo particolare di prestare attenzione, e cioè con intenzione, al momento presente, e in modo non giudicante. Non stiamo parlando di una tecnica di meditazione, bensì di un vero e proprio modo per coltivare una più piena presenza all’esperienza del momento, nel qui e ora.

Scegliere di esercitare questa pratica ha diversi effetti benefici sia sulla mente che sul corpo, influendo positivamente sul funzionamento e sulla struttura del cervello ma anche sul sistema immunitario, come dimostrato da un crescente numero di ricerche scientifiche sull’argomento. La scienza evidenzia non solo un miglioramento della concentrazione, della memoria e della capacità di regolazione emotiva, ma anche una maggiore capacità di gestire lo stress con una conseguente riduzione dei sintomi ad esso correlati, generando un senso di calma, pace ed energia.

Praticare Mindfulness può dunque essere il sostegno ideale per chi solitamente conduce uno stile di vita stressante per ragioni di lavoro o famigliari, e più in generale per chiunque voglia mantenere – o ritrovare – un equilibrio fra le richieste del mondo esterno e il prendersi cura di sé dal punto di vista sia psichico che fisico.

Prendersi uno spazio per sé, esercitandosi con gli esercizi di questa disciplina, migliora infatti anche la salute fisica, ed è particolarmente utile per chi soffre di problemi cardiaci, di pressione alta, di difficoltà gastrointestinali e di dolori cronici. Persino la salute mentale ne beneficia, con una netta riduzione dei sintomi legati alla depressione e all’ansia, oltre ad avere un buon valore preventivo rispetto a possibili ricadute.

Insomma, l’estate è il momento buono per mettersi in discussione, spostare il piede sul freno a fin di bene, e recuperare quella dimensione più tranquilla e dilatata del tempo che scorre, in modo qualitativamente migliore e ricco di relax, lasciandosi serenamente cullare da un sano stato di ozio, magari in compagnia di amici e perché no…davanti ad un goloso aperitivo, che ci ricordi quanto la vita sia fatta non solo di stress, ma anche – e soprattutto – di gusto ed intelletto.

di Sabrina Burgoni

Psicologa Clinica – Psicoterapeuta – Coach

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