Echi orientali nella cucina sicula

Dopo secoli di dominazione, la Sicilia oggi vince prendendo per la gola. Dai greci ai normanni, passando per gli arabi, senza dimenticare Spagna e Francia: ognuno dei conquistatori approdati sull’isola ha contribuito alla creazione di una cucina ricchissima, dalle mille fragranze.

Un tour gastronomico della Trinacria, oltre a deliziarci il palato, è in grado di rievocarne il passato meglio di qualsiasi manuale di storia.

Dal Nord, con i Normanni, è arrivata l’usanza di conservare il pesce affumicandolo o salandolo (Piscistoccu e Baccalà), mentre molti prodotti “tipici” si affacciano sull’isola molto tardi, portati dagli Aragonesi dopo la scoperta dell’America: i pomodori (famosi quelli coltivati a Pachino) e il cacao che, lavorato in un modo tutto particolare, ha dato vita alla cioccolata di Modica, dalla pasta granulosa.

Sono però gli Arabi ad avere maggiormente influenzato la cucina sicula. Da Oriente arrivarono infatti i pistacchi, divenuti a Bronte un’eccellenza richiesta dai migliori pasticceri, e le mandorle, specialità di Avola, così come le spezie, fino allora sconosciute: zafferano, cannella, anice, sesamo…e le essenze di fiori come il gelsomino, tutt’ora utilizzato per le granite e un sorbetto tipico del trapanese che ne conserva il nome arabo (scursunera).
A San Vito Lo Capo da un piatto maghrebino si è creato un evento che attira ogni anno migliaia di persone: il Cous cous festival (fine settembre). E ancora il riso e gli imperdibili arancini…

Ma la presenza più significante la troviamo in pasticceria, regno incontrastato dei siciliani nel mondo. Dall’importazione dello stesso zucchero (prima di allora, in Europa si usava il miele) ai due dolci più celebri: il cannolo, che si narra sia stato inventato dalle donne dell’Harem Kalt el Nissa – Caltanissetta, “il castello delle donne” – e la cassata, Quas’At, “ciotola rotonda” completata più avanti con il Pan di Spagna portato dagli Aragonesi…la ricotta risale addirittura ai tempi della Magna Grecia.
Come sempre in Sicilia le novità culinarie vennero riadattate e accolte con entusiasmo…a tal punto che nel 1575 a Mazara del Vallo si proibì alle monache di preparare la cassata, poiché motivo di distrazione durante la Settimana Santa!

Per molti secoli gli unici depositari dei segreti delle ricette sono stati i cuochi dei nobili casati e le suore dei monasteri: che si cucinasse in questi ultimi è testimoniato ancora oggi dal nome della pasta di mandorle che si preparava nel convento di Martorana a Palermo, oggi biglietto da visita di ogni pasticceria.

 

http://www.couscousfest.it/
http://www.artalepasticceria.it/
(di Gabriella Scalet)

 

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