Sanremo 2019: la kermesse italiana è giunta al termine

Sanremo

“Hanno vinto la musica, le parole, le speranze di tanti giovani e non giovani artisti, che confidano in quello che accadrà domani. Spero che questo solco tracciato non venga smesso” – Claudio Baglioni

Come ogni evento che si rispetti, anche questa 69° edizione del Festival di Sanremo si è conclusa, tra polemiche e fischi da parte del pubblico, con la vittoria di Mahmood. La sua canzone “Soldi” è riuscita a conquistare il primo posto, suscitando, però, non poche polemiche a causa delle sue origini arabe. Ricordiamo, infatti, che Mahmood è nato a Milano, da madre sarda e padre egiziano, motivo per cui si sono scagliati verso di lui alcuni spettatori. L’artista stesso, durante la conferenza stampa post vittoria, ha tenuto a ribadire più volte che è 100% italiano e le critiche che gli son state mosse non serviranno ad abbattere i suoi sogni.

A consegnare il famigerato leone dorato è stato come sempre il sindaco di Sanremo Alberto Biancheri. Il vincitore ha un’ulteriore opportunità quest’anno: rappresenterà l’Italia al prossimo Eurovision Song Contest, che si terrà dal 14 al 18 maggio 2019 a Tel Aviv. Un vero e proprio trampolino di lancio che va a confermare l’intento del Festival: far volare in alto i sogni dei giovani cantanti.

Il secondo posto se lo è aggiudicato Ultimo (nome vero Niccolò Moriconi) con “I tuoi particolari”, e al terzo posto si posizionano i ragazzi de Il Volo con “Musica che resta”. Quest’ultimi sono sempre apprezzati dal pubblico, da grandi e piccini, in quanto ricordiamo che il loro esordio è avvenuto anni fa grazie ad un programma sempre in onda su Raiuno.

Sanremo 2019: premi e riconoscimenti assegnati

Anche qui non sono mancate le polemiche. Una su tutte rivolta a favore di Loredana Bertè, acclamata in ogni esibizione dal pubblico e lodata per i suoi outfit, distanti dall’eccentricità estrema che l’ha sempre contraddistinta negli anni, che non ha ricevuto nemmeno il premio della critica, dedicato a sua sorella Mia Martini.

A fare una tripletta ci ha pensato Daniele Silvestri con la sua “Argentovivo”, il quale si è portato a casa il premio della critica Mia Martini, il premio della Sala Stampa Lucio Dalla e il premio Sergio Bardotti per il miglior testo. Il premio migliore esibizione duetti è stato vinto da Motta-Nada con “Dov’è l’Italia”. Il premio Sergio Endrigo alla migliore interpretazione e quello per la miglior composizione musicale Giancarlo Bigazzi sono andati a Simone Cristicchi e la sua “Abbi cura di me”.

Ottenendo il secondo posto sul podio, Ultimo ha vinto inoltre il premio TIMMUSIC come brano più ascoltato sulla piattaforma. E ancora, il premio Lunezia per il valore musical-letterario è andato ad Enrico Nigiotti con “Nonno Hollywood”. A far da chiudifila in termini di assegnazione, un’altra grande vittoria per Mahmood che, oltre al leoncino, ha visto recapitarsi anche il premio Enzo Jannacci alla migliore interpretazione, e il Baglioni d’Oro al brano preferito dagli altri big in gara.

Una kermesse all’insegna del fashion

Non sono solo le canzoni a fare da padrone, anche la moda riveste un ruolo importantissimo e non passa mai inosservata. Si può dire che quest’anno gli uomini abbiano quasi rubato la scena alle donne. L’elegantissimo direttore artistico, Claudio Baglioni, resta fedele ad Ermanno Scervino come lo scorso anno, decidendo di affidarsi a lui in toto. Ha iniziato a stupire già nelle conferenze stampa ante Festival, dove invece di indossare la camicia sotto la giacca, si è lasciato consigliare e ha optato per dei pullover dolcevita che, a detta dello stilista, sono moderni ed eleganti, oltre ad essere super glam.

Il sodalizio tra i due ha confermato la profonda stima reciproca. Scervino, per incarnare al meglio il concetto di Festival del cantante romano, ovvero di portare rispetto alla tradizione aprendosi però all’innovazione e alla contemporaneità, ha creato su misura per lui diverse varianti di smoking –  nero, argento, velluto blu – spesso caratterizzate da effetti lurex e chiusure gioiello che hanno impreziosito l’intero outfit. Al posto della cravatta, immancabile il papillon!

Gli outfit dei co-conduttori: chi ha avuto l’onore di vestire Virginia Raffaele e Claudio Bisio

L’esplosiva attrice comica romana Virginia Raffaele, non ha bisogno di chissà quale abito sfavillante; ad attirare l’attenzione su di sé ci pensano già la simpatia e la sua bellezza. Nella serata d’esordio, ma anche per quella di chiusura, l’abbiamo vista indossare eleganti abiti di Armani Privè con paillettes effetto lacca, e creazioni di Philosophy by Lorenzo Serafini, valorizzate ancor più dai gioielli di alta gioielleria Chopard, che ha scelto per ogni puntata del Festival di Sanremo.  La scelta della Raffaele è ricaduta poi su Schiaparelli Haute Couture, Atelier Emè e Giambattista Valli, che l’ha fatta sembrare una vera e propria Marilyn. Non ha mai deluso la bella co-conduttrice, dimostrando di saper tenere il palco, seppur con non poca emozione, come fosse ogni sera la “prima volta”.

Accanto a lei, a puntare all’eccentricità e dar “voce” alla moda uomo, Claudio Bisio, che ha stupito tutti con uno smoking Etro, dove il pezzo forte è stata la giacca damascata in velluto dévoré luccicante. Lo stesso tessuto, utilizzato per altre tre serate, è stato poi accompagnato da ricami in paillettes oro brunito, declinato in verde smeraldo e, per creare un fil rouge con il tema più attuale del momento, la violenza sulle donne, in un rosso mosto con una serigrafia dorata a rappresentare fiori stilizzati. La maison milanese, famosa per i suoi disegni paisley in varie varianti, ha lasciato il posto per le ultime due puntate a Re Giorgio Armani, che mira ad essere chic e senza tempo.

Un summit degli outfit dei big

Citando Edit Head, “Il peccato capitale non è essere vestita male, ma indossare la cosa giusta nel posto sbagliato”. Non esiste frase più consona per il Festival della Canzone Italiana, dove non solo si partecipa ad una gara per vincere il premio più ambito dell’anno, ma si prende parte anche ad una corsa a chi veste meglio durante tutta la durata della kermesse. Come anticipato sopra, quest’anno una bella fetta di complimenti se li sono presi gli uomini, e ad ottenere l’etichetta come più fashionista, è proprio il vincitore di questa 69esima edizione, Mahmood, che ha scelto autorevoli firme come MSGM e Raf Simons. Tra i designer scelti ritroviamo Etro, che fa “crescere” Irama stilisticamente, Lanvin, Diesel e Carlo Pignatelli.

Il parterre femminile non delude, con una Paola Turci che sceglie per tutte le esibizioni smoking firmati DSquared2 puntando ad una femminilità in più rispetto allo scorso anno, scoprendo, a volte, le gambe. Attesa e applaudita Loredana Bertè, che per l’occasione si affida a Gianluca Saitto, puntando su outfit metallizzati e senza mai dimenticare l’immancabile borsetta a tracolla.  Gli altri brand scelti spaziano da YSL, Brunello Cucinelli, Stella McCartney e Alberta Ferretti, solo per citarne alcuni. Bandita dunque la banalità, in auge lo stile contemporaneo chic.

Sanremo 2019: la Finale

Claudio Baglioni nella serata finale ha speso parole importanti e che fanno riflettere. Oltre a ribadire il significato dell’ispirazione al numero 69 per un Festival dello Yin e dello Yang (i due numeri se ribaltati rappresentano la medesima filosofia) e il voler ritrovare l’italianità che spesso è andata perduta negli anni (quest’anno i super ospiti erano italiani, così come la maggior parte dei designer), è stato umile nel fare un mea culpa a fronte delle numerose critiche che gli sono state mosse. Il direttore artistico ha infatti ammesso che nessuno è perfetto, né mai lo sarà; l’importante è dare il meglio di sé ed essere se stessi sempre. Una cosa che non rifarebbe più? Scegliere 24 big, decisamente troppi. 20 è il numero giusto. La soddisfazione più grande per Baglioni è stata il portare in prima serata una musica giovane, indipendente, al fine di svecchiare il Festival di Sanremo richiamando un pubblico più young del target tradizionale, senza discostarsi troppo dall’originale.

 

Ci rivediamo il prossimo anno, sempre al Teatro dell’Ariston!

 

di Agnese Pasquinelli

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