Peggy Guggenheim: Art addict

Una Peggy Guggenheim segreta quella svelata dal docu film sulla vita della collezionista d’arte e mecenate tra le più famose della storia, ad opera di Lisa Immordino Vreeland ed edita da Feltrinelli Real Cinema e Wanteed che uscirà nelle sale dal 14 marzo.

Realizzato grazie a materiali d’archivio e ad un’intervista inedita alla protagonista che è stata ritrovata nello scantinato di Jacqueline Bograd Weld, la pellicola mostra un aspetto nuovo e nascosto della grande Peggy Guggenheim che parla di uomini e amori “Ero diventata una specie di ninfomane, mi piacevano alti, bruni, belli, ma non erano mai così”, dei rapporti con la famiglia e dell’amore per l’arte.

La sua più grande scoperta fu Jackson Pollock e la città dei suoi sogni Venezia, dove sono sepolte le sue ceneri all’interno del Museo della Fondazione dedicatale nel palazzo Venier dei Leoni. La vita che ha condotto è stata nomade ed ha sempre precorso i tempi, scovando artisti e comprando un quadro al giorno.

Si racconta una Peggy anticonformista, partendo dall’infanzia e passando poi per gli anni Venti parigini, dove in ogni caffè della capitale si respiravano dadaismo, surrealismo e cubismo, fino agli incontri con Man Ray, la passione con Samuel Beckett e l’amicizia con Duchamp, che le suggerì di aprire una galleria d’arte.

E proprio nel ’38 inaugurò la Guggenheim Jeune al n. 30 di Cork Street a Londra, con i 450 mila dollari che le lasciò in eredità la madre, dedicando la mostra d’esordio a Jean Cocteau e poi a Kandinsky, allora ancora sconosciuto in Inghilterra.

Una vita irregolare vissuta respirando arte, sullo sfondo degli eventi più drammatici del XX secolo, dal naufragio del Titanic in cui perse la vita il padre Ben, alla Seconda Guerra Mondiale, sempre conservando la consapevolezza di voler vivere in prima persona i cambiamenti e offrire al mondo al sua unica e prodigiosa visione dell’arte.

Tra le sue riflessioni che scaturiscono dall’intervista da poco ritrovata, una tra tante colpisce: “In famiglia mi vedevano come una pecora nera, ebbene credo di averli sorpresi”, e noi non possiamo che essere d’accordo con lei.

di Serena Torrese

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