Lady Bird: quando l’adolescenza è da Oscar

Raccontare l’adolescenza in un film non è affatto un’impresa facile. Le problematiche legate a questa fase della vita sono molteplici e portarle sul grande schermo significa correre il rischio di restare intrappolati in una tela di temi troppo complessi o, al contrario, di cadere nel banale. Ecco allora la grandezza di Lady Bird. Il film mostra nella più spontanea rappresentazione della realtà quel difficile  “diventare grandi” che spetta agli adolescenti di tutto il mondo e lo fa senza retorica, focalizzandosi sul personaggio di Christine McPerson, la Lady Bird del titolo.

Lady Bird è una ragazza diciassettenne che vive a Sacramento, città che detesta, con i genitori e che si prepara all’imminente partenza per il college. Le sue ambizioni e la voglia di allontanarsi dalla città natale, magari alla volta di New York, contrastano con le ristrettezze economiche della famiglia. Il padre, da poco disoccupato, si scoprirà depresso. La madre, infermiera, ha con lei un rapporto di amore-odio, che talvolta sfocia in un grottesco estremamente verosimile.

Il film, tra racconto di formazione e rappresentazione generazionale, segue le vicende della protagonista, mettendone alla luce lo spirito di ribellione, l’arroganza tipica di questa età, la voglia di fuggire verso una ambita realtà migliore. È l’ultimo anno di liceo di Lady Bird. Sotto i riflettori vi sono il corso di teatro a cui si iscrive, le amicizie vecchie e nuove, vere o presunte, il primo rapporto sessuale, il contrastato rapporto con i genitori (in questo caso con la madre), il prom e la partenza per il college.

La trama propone uno schema quale insoddisfazione/ribellione/fuga/pentimento/riconciliazione. Ma più che quest’ultima, altri sono i punti di forza del film. La freschezza e veridicità dei dialoghi, l’interpretazione egregia degli attori e l’ambientazione realistica, ben conosciuta e gestita da chi tiene le redini. Inoltre, sebbene un tema del genere non sia affatto nuovo in ambito cinematografico, raramente si hanno protagoniste femminili.

In un certo senso, dunque, la storia viene raccontata da un punto di vista insolito, e il film conquista la critica e guadagna numerose candidature per importanti premi (è già vincitore di due Golden Globes: quello per Miglior film commedia o musicale e quello per la Migliore attrice in un film commedia o musicale).

A debuttare come regista è Greta Gerwig. È lei la talentuosa sceneggiatrice di Lady Bird ed è sempre lei a scegliere con cura gli interpreti che entrano a far parte di questa sua creazione. La pellicola è velatamente autobiografica: a fare da sfondo alla vicenda vi è infatti Sacramento, California, città natale della Gerwig.

Il cast si rivela magnetico ed estremamente adatto ai personaggi raccontati dalla regista. A dare volto alla protagonista è la talentuosa Saoirse Ronan, l’unica, secondo Greta Gerwig, a poter interpretare quel ruolo. In effetti, grazie a Lady Bird la Ronan è tra le candidate agli Oscar come Migliore attrice protagonista. La madre, che si aggiudica invece la candidatura per Migliore attrice non protagonista, è Laurie Metcalf, professionista attrice di teatro, prima che del grande schermo. Tra gli altri interpreti ritroviamo l’attore e commediografo Tracy Letts nei panni del padre, Lucas Hedge (già noto per Manchester by the sea) e Timothée Chalamet (candidato agli Oscar per Chiamami col tuo nome)

Lady Bird, che ha ricevuto cinque candidature agli Oscar, tra cui anche quella per il Miglior Film, uscirà nei cinema italiani il 1 marzo 2018.

di Debora Lupi

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