La nipote di Hitler è L’angelo di Monaco di Fabiano Massimi

L’angelo di Monaco

Geli, figlia di una sorellastra del Führer e forse sua amante, venne trovata morta nel 1931. Ne L’angelo di Monaco, Fabiano Massimi ricostruisce quel misterioso suicidio

La realtà, per l’immaginazione, è uno strano cibo: più ti alimenta, meno ti sazia, anzi, ti lascia più affamato. È così che probabilmente si è sentito Fabiano Massimi quando è “inciampato” in un frammento di realtà perduto nei turbini della storia, la storia di Angelika Raubal, conosciuta come Geli, figlia di una sorellastra di Adolf Hitler, che il 18 settembre del 1931, in un elegante appartamento nel centro di Monaco, viene ritrovata morta. Tutto sembra lasciar intendere che la ragazza di appena 23 anni si sia suicidata con una pistola Walther calibro 6.35 millimetri.

Un piccolo accenno alla trama

Adolf Hitler in quegli anni era il politico più chiacchierato del momento, in parte anche proprio per quello strano rapporto con la nipote Geli, fonte di indignazione e scandalo sia tra le file dei suoi nemici, sia tra i collaboratori più stretti. Sempre insieme, sempre beati e sorridenti in un’intimità a tratti adolescenziale; le dicerie sul loro conto erano persino aumentate dopo che la bella nipote si era trasferita nell’appartamento del tutore.

Il commissario Siegfried Sauer si trova da subito a indagare, stretto tra chi gli ordina di chiudere l’istruttoria entro poche ore e chi invece gli intima di andare a fondo del caso e scoprire la verità, qualsiasi essa sia. Hitler, accorso da Norimberga appena saputa la notizia, conferma di avere un alibi inattaccabile. Sullo sfondo di una Repubblica di Weimar moribonda, in cui si avvertono tutti i presagi della tragedia nazista, L’angelo di Monaco è un thriller in miracoloso equilibrio tra realtà storica e avvincente finzione, un viaggio all’inseguimento di uno scampolo di verità in grado di restituire dignità alla prima e vera vittima della propaganda nazista: la giovane ed innocente Geli Raubal.

La realtà forse supera la fantasia

Nel romanzo quasi nulla è inventato. Eppure, in un certo senso, ogni cosa lo è. Perché è questo che uno scrittore fa, fruga la realtà e la Storia come un cercatore d’oro chino nel greto di un torrente, trova indizi minuscoli e trascurati, collegamenti impercettibili finora impensati, e inizia a setacciare. E poi, a tessere. Per esempio, scopre l’esistenza di due poliziotti di Monaco che, in quei giorni di settembre del 1931, firmano gli incartamenti del caso di apparente suicidio più eclatante dell’epoca. Di loro, Fabiano Massimi, e come lui e prima gli storici e gli studiosi, ha soltanto i cognomi. La storia, le loro personalità, i segreti e le vicissitudini di questi due poliziotti sono un grande foglio bianco da riempire.

Eppure oggi nessuno si ricorda di lei

Fabiano Massimi aveva di fronte a sé tutti gli ingredienti: una donna ingiustamente dimenticata, protagonista a suo disperato modo di una stagione storica e politica che aveva il sapore di una tragedia annunciata e inevitabile. Una ragazza che ha conosciuto il male da vicino e, probabilmente, l’ha addirittura amato finendo per pagare il prezzo più alto.

 

di Elena Strappa

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