Il grunge di Rick Owens in mostra alla Triennale di Milano

La Triennale di Milano e la sua curatrice del settore Moda, Eleonora Fiorani, hanno l’onore di presentare oggi, 15 dicembre, la prima retrospettiva dedicata al più visionario, irriverente e a volte oltraggioso stilista del panorama contemporaneo: Rick Owens. Vent’anni di carriera iniziata, dopo gli studi in pittura a Los Angeles, con la linea a suo nome nata nel 1994 ma consacrata da Anna Wintour (direttore di Vogue America), che nel 2002 sostenne la sua prima sfilata. 

La sala della Triennale (nota come “la curva”) che ospita l’esposizione, si presta perfettamente al nuovo esordio di Rick Owens nel mondo della scultura. Un’enorme nuvola materica di colore nero, nata dall’unione di cemento, gigli, sabbia dell’Adriatico e i capelli dello stilista (suo tratto distintivo), ripercorre l’esposizione come una caverna primitiva che diviene metafora della vita in evoluzione e del percorso umano visto da Owens, di cui egli stesso afferma: “Se riuscirò mai a offuscare anche solo leggermente i rigidi parametri di ciò che è considerato bello o accettabile dalla nostra generazione, sentirò di aver contribuito a un potenziale cambiamento positivo di questo mondo”. E aggiunge: “Volevo prendere ciò che un mondo sprezzante può desiderare, per trasformarlo in qualcosa di buono, empatico, gentile ed inclusivo”. 

Gentile, aggiunge la Fiorani, è una parola che spesso ripete anche Yohji Yamamoto, stilista giapponese che si rifà molto al Glunge style (termine che mixa Glamour e Grunge) di Owens per l’utilizzo del nero e la gentilezza, appunto, con cui i tessuti avvolgono il corpo. Drappeggi, asimmetrie e abbondanze stabiliscono le linee dei materiali utilizzati, come ad esempio pelli trattate, lana, e tutti i tessuti sintetici rubati al mondo dello sportswear, comprese le sneakers, che assumono un’aria spaziale e grottesca. 

Primitivo e futurista è anche l’ingresso alla mostra. Un’alta e sottile fessura visibile su una parete inclinata che richiama le torri Azteche, conduce ad un ampio e austero spazio nero illuminato verticalmente da due file di fari che, come un rito nella nebbia, ci trasportano nel suo mondo. Su alti e minimalisti piedistalli spiccano le più famose creazioni Rick Owens: giacche dalle guglie gotiche, gambali, abiti stratificati e blusoni neri in pelle. Il percorso non possiede stanze, termina una volta giunti alla proiezione dei video della sfilata Spring/Summer 2014, dove Owens mise in discussione i canoni della bellezza tradizionale facendo esibire in una danza rituale delle donne di colore, furibonde e sovrappeso. 

Rick Owens non avrà ancora cambiato il mondo, ma ha certamente contribuito a rivoluzionare il modo di vedere la bellezza.

Rick Owens 

Subhuman Inhuman Superhuman 

15 Dicembre 2017 – 25 Marzo 2018

Triennale di Milano 

Viale Alemagna 6 

20121 Milano 

www.triennale.org 

 

di Pamela Romano 

Lascia un commento

Your email address will not be published.