“Dove eravamo rimasti”, il coraggio di ricominciare

“Dove eravamo rimasti” è la nuova pellicola del regista Jonathan Demme (tra i suoi film “Il silenzio degli innocenti” e “Philadelphia”) con protagonista la grande Meryl Streep. Qui l’attrice interpeta un personaggio per lei inusuale, dando ulteriore prova della sua bravura. Ricki (Meryl Streep) è una rocker non più giovane che ha deciso di lasciare la propria famiglia per dedicarsi al sogno di gloria di una carriera musicale, non senza ostacoli e dure prove. La sua vita da musicista viene sconvolta quando riceve la chiamata dell’ex marito Pete (Kevin Kline) dove Ricki apprende che la figlia Julie (Mamie Gummer, figlia anche nella realtà di Maryl Streep) si sta separando dal marito, così decide di tornare a casa. Non tarda a palesarsi l’effettiva gravità della situazione: Julie ha anche tentato il suicidio e si trova ora in terapia. Nonostante le difficoltà che inevitabilmente si incontrano nel cercare di ricucire dei rapporti profondi (come quello madre-figlia) recisi da tempo, Julie trarrà grande giovamento dalla presenza della madre. “Dove eravamo rimasti” oscilla tra commedia (non manca di far sorridere) e dramma, per la condizione tanto della figlia quanto della madre: Ricki, infatti, è costretta a tornare nonostante avesse avuto il coraggio di scegliere un’esistenza alternativa seguendo la propria passione, molto diversa dalla tranquilla vita famigliare borghese che avrebbe altrimenti vissuto. Tuttavia il film celebra anche la volontà di ammettere le proprie responsabilità (non solo di Ricki, ma anche del marito Pete) e il coraggio di tornare indietro, cercando una seconda possibilità con chi si ha di più caro al mondo. La Streep è, come sempre, di grande bravura e dimostra coraggio nell’interpretare un personaggio molto diverso da quelli interpretati ultimamente: dalla donna forte e di grande personalità a una figura più fragile, insicura e sicuramente più umana. Una donna che ha sbagliato, forse, ma ha avuto sia il coraggio di scegliere che quello di tornare.

di Jessica Landoni

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