Diego Maradona: la storia del dio del calcio al cinema

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Diego Maradona: storia di un angelo ribelle

“All’inizio del film dice che il calcio è un gioco basato sull’inganno. È così che viveva e giocava Diego, in campo e fuori dal campo”: ecco come il regista Asif Kapadia descrive la vita di uno dei personaggi più controversi del nostro tempo: Diego Armando Maradona.

Il documentario-evento DIEGO MARADONA verrà proiettato in tutte le sale il 23-24-25 settembre. 130 minuti interamente dedicati al calciatore argentino, dalla nascita in uno dei quartieri più poveri e malfamati di Buenos Aires, il passaggio al Boca, le difficoltà nel Barcellona fino all’ingaggio da record al Napoli; ed è proprio sul periodo partenopeo che il film si focalizzerà. La Napoli degli anni ’80, una delle città più pericolose d’Europa che incarna perfettamente l’essenza stessa di Diego, un genio dannato, un dio tormentato, fenomenale in campo quanto disperato e incontrollabile nella sua vita personale.

Tra passione ed eccessi

Eccessi, droghe, rapporti con la Camorra, figli illegittimi, comportamenti scorretti in campo e fuori da esso (indimenticabile la “Mano de Dios” nella partita contro l’Inghilterra dei mondiali 1986, a soli 4 anni dalla Guerra delle Isole Falkland). Tre lunghi anni di preparazione e duro lavoro per il team di Kapadia, che hanno permesso non solo di entrare in contatto con le persone che hanno vissuto con Diego (come la prima fidanzata Claudia Villafañe e la moglie del figlio inizialmente non riconosciuto Cristiana Sinagra), ma soprattutto di prendere possesso di centinaia di filmati inediti che ritraggono Diego al bowling, in macchina, ma anche nello spogliatoio subito dopo aver fatto vincere al Napoli il suo primo scudetto nel 1987.

Dopo l’incredibile successo di SENNA ed AMY (vincitore di un Oscar), Kapadia, affiancato dai produttori James Gay-Rees e Paul Martin, dal montatore pluripremiato Chris King e dal compositore Antonio Pinto, realizza l’ultimo capitolo di un’ideale trilogia che mette in scena la vita di vere e proprie icone che hanno fatto la storia.

 

di Alessandra Baio

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