Dark Waters, al cinema dal 20 Febbraio 2020

Dark Waters

Dark Waters, un docudrama fortemente fattuale

Il 20 Febbraio 2020 esce al cinema Dark Waters (Cattive Acque), un docudrama fortemente fattuale che racconta l’avvelenamento della vita di migliaia di americani. Per la regia di Todd Haynes, la pellicola si ispira a una vicenda realmente accaduta e riportata alla ribalta da un articolo del New York Times del 2016.

Breve sinossi

Mark Ruffalo interpreta Rob Bilott, l’avvocato che negli anni ’90 ha sfidato il colosso dell’industria chimica Dupont in una titanica lotta al potere. Il film descrive un’estenuante battaglia legale durata 19 anni che porta alla luce ciò che la DuPont aveva insabbiato per anni: lo sversamento di sostanze chimiche nocive in una discarica di proprietà aziendale, le cui fuoriuscite si riversavano nelle terre e nella rete idrica circostanti.

Wilbur Tennant, padre di una famiglia che ha lavorato sulla stessa proprietà agricola per generazioni, è il primo a rivolgersi a Rob Billot dopo aver iniziato a perdere il bestiame in modo allarmante. Rob Bilott si prospetta l’antieroe per eccellenza. Un avvocato difensore aziendale i cui clienti principali erano aziende chimiche, i “cattivi”, ma le sue idee vengono ribaltate dalle indagini sulla DuPont. Dark Waters è la storia di come un uomo tenace abbia rappresentato i diritti di 70mila cittadini dell’Ohio e della Virginia. Una storia di impegno e diritto civile.

Una necessità personale e collettiva

Il 6 Gennaio 2016 il New York Times pubblica l’appassionante cronaca di Nathaniel Rich sul lavoro dell’avvocato di Cincinnati Rob Bilott: “The Lawyer Who Became Dupont’s Worst Nightmare” (L’avvocato che è diventato il peggior incubo di Dupont).

Dopo che Mark Ruffalo legge l’articolo scatta qualcosa in lui. Come attore e ambientalista, sente che un film sulla battaglia di Bilott potrebbe essere una chiave di lettura unica e reale delle tematiche ambientali odierne. Così decide di coprodurre Dark Waters, pellicola estremamente attuale che si colloca in una comunicazione massiva di denuncia.

Ruffalo aveva già affrontato nella sua carriera tematiche delicate e di denuncia. “Il caso Spotlight”, ad esempio, raccontava l’investigazione del Boston Globe sugli abusi sui bambini da parte di esponenti della Chiesa Cattolica. Ruffalo ha interpretato il ruolo del giornalista Rezendes, per il quale ha ricevuto una nomination agli Academy Awards come Miglior Attore non Protagonista.

Dalla cronaca

Un genere di film che il regista definisce “dell’informatore”, che abbiamo già visto in titoli come “Erin Brockovich” di Soderbergh, e “A Civil Action” di Zaillian. Eppure Dark Waters, nel suo modo incredibilmente reale e intricato, ripristina un po’ dello shock originale. “È ovvio che gli abusi di potere, le minacce e le coperture – siano aziendali, industriali o governative – saranno rivelate. È proprio questo che costituisce l’aspettativa della narrazione, fatta di eventi spesso già incombenti prima ancora di arrivare sul grande schermo. Ma, il vero focus dei film sugli informatori, è tutto incentrato sull’uomo qualunque, sul suo percorso, sui rischi psichici, emotivi o addirittura mortali, che deve affrontare un uomo che si batte per la verità”, afferma il regista Todd Haynes. Di nuovo, rispetto al passato, c’è la percezione che oggi il sistema sia truccato, più grande di tutti noi. Questo è ciò da cui attinge Dark Waters e che rende il film allo stesso tempo catartico e ispirante.

Lieto fine?

Dark Waters è un film che scatena rabbia, combattività contro il potere e che chiede giustizia. Ma non è solo un attacco all’avidità corporativa. È un’esposizione alla corruzione ambientale che abbiamo inconsapevolmente alimentato nel corso degli anni venerando prodotti che ci semplificano la vita, senza chiederci il perché ce la rendano più facile.

Piuttosto che finire con il riconoscimento di una vittoria, il film ci mostra la lotta come una condizione in divenire, trasformandosi in un manuale per vite imperfette, fatte di consapevolezza e disperazione. In questo modo, tutti noi rimaniamo dentro la storia; una storia che diventa la nostra stessa storia. Una lotta senza fine per la giustizia e una battaglia per le nostre vite.

 

di Giulia Garattini

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