Gioielli contemporanei: le gallerie dedicate ai monili d’artista

Avete sempre pensato che un gioiello sia ben più di un semplice abbellimento della persona? Siete convinti che la maestria dell’artigiano gioielliere debba essere esaltata come opera artistica? Vorreste distinguervi dalla massa indossando creazioni fuori dal comune? Allora quelli che state cercando sono i monili custoditi nella gallerie di gioielleria contemporanea.

Il gioiello come opera d’arte contemporanea da tutelare: è proprio questa l’ispirazione dell’Associazione Gioiello Contemporaneo, organizzazione no profit che negli anni ha creato una rete di professionisti nel settore del gioiello artistico. Nata nel 2004 a Trieste, l’Associazione vanta ad oggi collaborazioni in tutto il mondo, e le gallerie italiane ad essa legate sono esempio e vetrina dell’opera di maestri sempre all’avanguardia.

Alla galleria Oh My Blue di Venezia la propensione è verso gioielli materici, le cui forme e colori rimandano ad elementi della natura e geometrie spaziali. Gli stessi temi ritornano anche nelle collezioni di abbigliamento e oggettistica create dalla fondatrice Elena Rizzi; un mix di lusso e artigianalità in grado di evocare quel leggero senso di vertigine racchiuso nel nome stesso della galleria.

Nel cuore della Roma più autentica, vicino a Piazza Testaccio, si trova invece myday-byday, concept space nato per accogliere al suo interno artisti di ogni settore, ma con un occhio di riguardo per i maestri della gioielleria contemporanea. La fondatrice Laura Aureli punta alla ricerca del nuovo, del giovane, del creatore che narra una storia tramite i propri pezzi, il tutto con una velocità di cambiamento perfettamente in sintonia con i nostri tempi frenetici. Un esempio? L’imminente esposizione 7 artists for 7 days, che vedrà alternarsi alla galleria sette artisti in sette giorni.

Antonella Villanova, con la sua omonima galleria in via del Parione a Firenze, gioca sul contrasto fra arte e quotidianità, fra umano e artificiale. Lo dimostra Alterego, l’ultima esposizione firmata da Francesco Coda che con anelli dal design ruvido va ad esplorare il rapporto con il proprio e con gli oggetti e le memorie che ad esso sono legati.

di Martina Faralli

Lascia un commento

Your email address will not be published.