Luca Paganelli ci racconta la sua avventura con Paltò a Pitti Uomo 91

Luca Paganelli è richiestissimo. A Pitti Uomo sembra che tutti desiderino da lui una parola, una spiegazione, un commento. E forse lui preferirebbe che si lasciassero parlare le sue creazioni. La sua Paltò. Come dargli torto?

Paganelli, giovane imprenditore pistoiese, ha raccolto la preziosa eredità di famiglia (creatrice di Peuterey) e ha creato dal nulla un marchio che ha tutte le carte in regola per diventare iconico. Paltò nasce nel 2013 ed ha già nel nome tutto quello che serve sapere. Definito come Fabbrica del Cappotto, il brand si prefigge l’obiettivo di rilanciare il capo spalla maschile come portatore dei valori dell’italianità, dall’eleganza sorniona allo stile impeccabile ma con un tocco eccentrico.

I nostri capotti sono sempre di lunghezze e fitting diversi, dal lungo rilassato a quello più avvitato. Ci piace giocare con le forme, e questa collezione in particolare è ispirata agli anni ’70. Il punto forte sono però le fantasie, perché oltre ai colori classici penso che bisogni anche spaziare con la creatività.

È così che Paganelli ci mostra la nuova collezione, presentata proprio in occasione di Pitti Uomo. Ed ha ragione: fra check grafici e jacquard, panni militari ed effetto mohair, la monotonia non è certo di casa da Paltò. Il pezzo forte della collezione è sicuramente Marcello, il cappotto a manica raglan dedicato all’icona del cinema nostrano Marcello Mastroianni nel ventennio della sua scomparsa.

E se l’ispirazione di stile viene dall’Italia di altri tempi, per i materiali la ricerca va ben oltre i confini nazionali. “Per trovare l’Harris Tweed con cui lavoriamo siamo andati sulle isole Ebridi, un luogo praticamente sconosciuto a nord della Scozia. È stata un’avventura (ride Paganelli), siamo partiti con tanto di fotografi e temevamo di non riuscire a trovare neanche una pecora da fotografare per mostrare da dove viene veramente la lana. E invece sull’isola non si vedono altro che pecore!

Questi luoghi sono davvero affascinanti – continua Luca – le persone vivono di pastorizia e di filatura della lana. Ogni casa ha il suo telaio autentico. E bisogna ricordare quanto è difficile trovare qualcosa di autentico al mondo d’oggi.

A proposito di difficoltà (e di avventure), anche essere giovani imprenditori nel mondo della moda di oggi non è uno scherzo. “A volte è dura, ma il brand sta andando bene, anche grazie a una rete di compratori e negozi sia italiani che esteri (N.d.r.: in Italia Paltò è presente, fra gli altri, da Luisaviaroma e da Sugar ad Arezzo). Ma c’è sempre una sorpresa dietro l’angolo.

E se sorprese ci devono essere, noi auguriamo a Paltò che si trasformino tutte in belle avventure.

di Martina Faralli

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