Alla scoperta di Beppe Angiolini, figura di spicco nel fashion system

Beppe Angiolini, importante influencer del fashion system, nonché Presidente della Camera Moda Buyer per quattro anni e da due in carica onoraria, si racconta a Gilt Magazine. Beppe di Sugar per gli aretini, AD di OroArezzo e golden boy nella “moda che conta“, talento naturale e fiuto proverbiale per le tendenze: mai ci fu guida migliore per comprendere e interpretare i cambiamenti del settore.

Sin dagli esordi sei stato riconosciuto come punto di riferimento grazie al tuo fiuto per le tendenze e per le proposte di griffes innovative e di nicchia poi apprezzate da tutti. Quanto investe ad oggi il sistema moda sui giovani talenti? Si potrebbe fare di più?

Credo che in questo momento il sistema moda, le aziende, le istituzioni e per prima la Camera Moda, si stiano muovendo verso un investimento sui giovani ed il futuro. L’esigenza c’è e si sente, nonostante siamo in un periodo particolare, anche dal punto di vista economico, in cui investire su qualcosa di nuovo è comunque impegnativo perché non scevro da incognite, la tendenza è quella ad un rinnovamento che accosti i grandi nomi della Moda italiana a nuove proposte fresche e meritevoli. Quest’anno infatti, personalmente come Sugar, con Pitti e con Alta Roma, ho deciso che il partecipante al concorso “Who’s Next” che riterrò più meritevole sarà venduto sia nei miei negozi fisici che su Sugar.it, e lo promuoveremo in maniera anche più forte tramite la realizzazione di un video ad hoc.

Il buyer, insieme allo stilista, è colui che detta le tendenze, che porta fisicamente sul mercato e nelle boutique migliori capi e creazioni. Quanto è considerato e rispettato ad oggi il ruolo fondamentale del buyer nel sistema moda? Quanto pesano in questo lavoro intuizione e talento innati, e quanto invece studio e preparazione?

In passato il buyer non vedeva la sua figura professionale riconosciuta per la sua reale importanza, prima c’erano solo gli stilisti, la stampa e le aziende. Io stesso, in qualità di Presidente per quattro anni e da due in modo onorario della Camera Italiana Buyer Moda, mi sono adoperato per far sì che si accrescesse la consapevolezza circa la fondamentale importanza del nostro ruolo nel sistema Moda. Gli stilisti creano, le aziende producono, la stampa promuove, ma senza i buyer che vendono traducendo in realtà ciò che viene prodotto, il cerchio non si chiude. Grazie al nostro impegno, ad oggi il ruolo del buyer ha raggiunto il livello di riconoscimento che merita. Per quanto riguarda il peso del talento e della formazione nella figura del buyer, sicuramente avere talento ti dà quella marcia in più che ti permette di essere avanguardista e buon interprete di ciò che richiede il mercato; se accostato alla formazione, questo da modo di arrivare a risultati eccellenti.

Il CFMI (Centro di Firenze per la Moda Italiana) ha deciso di unire sempre più Moda e Arte facendo da collettore di eventi per chi è del settore ma anche per i cittadini; quest’anno, ad esempio, in occasione di Pitti ha organizzato a Palazzo Pitti la serata “Waters and Flames” con la compagnia di acrobati Sonics. Cosa ne pensi di queste iniziative volte a promuovere il legame con la città ma anche con cultura e moda?

In qualità di Direttore Artistico di OroArezzo, negli ultimi tre anni mi sono impegnato molto a promuovere il legame con la città attraverso eventi, mostre, cene. Pitti lo fa da molto tempo e in modo egregio, ad oggi è la fiera maschile più importante al mondo, completa in modo trasversale per le sue proposte. Bisogna essere allo stesso tempo molto attenti a selezionare i brand che espongono in questo tipo di manifestazioni, per garantire che gli standard di innovazione, qualità e quant’altro soddisfino a pieno il concept alla base di queste fiere, come nella mia esperienza in OroArezzo e in altri lodevoli casi come Pitti. Un fattore aggiuntivo che può portare al continuo miglioramento del processo di selezione, può essere secondo me l’aggiunta di spunti o motivazioni interessanti riguardo la non scelta di un determinato brand, perché magari non ancora maturo o completo nelle sue proposte.

Come sostieni, la moda è anche un’industria culturale che comunica al consumatore ben oltre il valore materiale di un capo d’abbigliamento, e che veicola un insieme di emozioni. Quali brand secondo te al momento riescono meglio in questo intento?

Saper comunicare la propria filosofia e i propri valori, per un brand è vitale. Una buona comunicazione permette un legame più forte e più sincero con i propri consumatori. Essere fedeli alla propria personalità e alla propria visione premia, perché apre un canale diretto con le persone che ne condividono sensazioni, valori e sentimenti. Un esempio recente e bellissimo lo troviamo in Alessandro Michele per Gucci, che ha aperto il proprio mondo e la sua personalissima visione di bellezza al pubblico mostrandosi per ciò che è veramente, correndo un rischio che lo ha portato ad essere accolto e considerato come uno tra i migliori portavoce del Brand fiorentino. Gucci è Alessandro Michele e Alessandro Michele è Gucci, ed è stato anche capace di veicolare molto bene attraverso la comunicazione ciò che per lui la Maison rappresenta, ottenendo un riconoscimento globale.

Un augurio per la moda Italia a breve termine?

Vorrei che le persone diventassero sempre più libere di scegliere ciò che più gli piace indossare, proponendo il loro personale punto di vista, il loro gusto. Oggi non è più come in passato quando l’Alta Moda dettava delle tendenze alle quali bisognava uniformarsi; per fortuna ora vediamo una consapevolezza sempre maggiore delle persone, che finalmente scelgono sviluppando allo stesso tempo uno sguardo critico verso ciò che gli viene proposto, e mixandolo a quello che vedono per la strada dando vita, alle volte, a qualcosa di straordinario.

Ringraziamo Beppe Angiolini per la sua grande professionalità e disponibilità!

di Serena Torrese

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