Emanuela Mora e lo studio dei consumi

La tecnologia, grazie ai social media e ai nuovi sistemi di comunicazione diviene sempre più importante anche nel campo della moda, del design e del lusso. Partendo proprio da questo presupposto IBM con ModaCult, il centro per lo studio della moda e della produzione culturale dell’Università Cattolica, ha realizzato una ricerca “I dati sono fashion”.

L’indagine si è sviluppata partendo da una serie di interviste a diversi esperti e blogger di riferimento e dall’ analisi di 260 mila conversazioni provenienti da Forum online, blog, news e tweet, tutte pubblicate dal luglio 2012 al settembre 2013. Alla base della ricerca, che ha preso il via durante la settimana della Moda Donna a Milano, si voleva cercare di capire lo scenario di mercato, identificare i trend e studiare e anticipare i consumi. Per capire come nasce il progetto e come si sviluppa abbiamo intervistato per voi Emanuela Mora,docente di Sociologia dei prodotti culturali presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano che ha collaborato alla ricerca.

 

Come nasce il progetto e soprattutto la collaborazione con IBM?

Il progetto nasce da una proposta che ci è stata fatta da IBM che aveva appunto questa partnership in corso con l’associazione commercianti di via della Spiga e con MF e Just Tv, per fare una ricerca sulla moda, sulle tematiche più innovative che durante la settimana della moda sarebbero state coperte dai media e dai social media, in particolare, con l’idea di favorire una connessione tra culture digitali e mondo della moda. Poiché noi qui abbiamo questo centro studi, che si chiama Centro per lo studio della moda e della produzione culturale, abbiamo avviato questa collaborazione per cui di fatto IBM ha svolto materialmente la ricerca, una prima fase della ricerca durante la settimana della moda, e noi abbiamo fornito il quadro concettuale e gli strumenti affinché la ricerca potesse venire fatta.

In che cosa consiste questa ricerca?

La ricerca è una ricerca di analisi semantica, di tutto ciò che il web ha pubblicato durante quella settimana a proposito della moda, aggregato secondo una serie di parole chiave. Quindi abbiamo selezionato, tutte le conversazioni che riguardavano una serie ampia di marchi, sulla base di diversi criteri sia di tipo economico, sia di tipo culturale e di costume.

Il lavoro è stato fatto attraverso il recupero di una serie di informazioni e poi però a questo si è aggiunto un lavoro più qualitativo che si è svolto in via Della Spiga. Durante le giornate della settimana della moda infatti, c’era una specie di redazione, in cui alcune persone di IBM intervistavano una serie di attori del mondo della moda oppure studiosi del mondo della moda su alcune tematiche particolarmente rilevanti.

Una decina di questi incontri sono stati organizzati da noi a Moda Cult: ci sono state delle interviste che hanno prodotto dei contenuti anche molto interessanti, e quindi adesso c’è l’idea di trasformarli in un libro che possa, come dire, dar conto di questa collaborazione, di questa triangolazione tra Mondo della moda commerciale, IBM, che normalmente è posizionato su questioni più tecnologiche, ma che invece ha deciso di farsi presente come attore di innovazione digitale all’interno del settore moda e noi, come centro studi che tiene sotto controllo i processi culturali che riguardano il fenomeno.

Quali sono stati precisamente i canali monitorati durante la ricerca?

Allora i canali che sono stati monitorati sono facebook, twitter, una serie di blog, di forum e siti di notizie. Abbiamo suddiviso le principali aziende del fashion secondo alcune categorie, registrato le conversazioni che le riguardavano e tenuto sotto controllo i temi rispetto a cui abbiamo anche organizzato gli eventi.

Alcuni dei temi affrontati durante le interviste : le nuove frontiere dell’e-commerce nel fashion; televisione e life style; dress up games, in relazione ai teenagers; strategie di guerriglia marketing; la creatività a servizio dell’inclusione sociale; il caso della sartoria San Vittore, che è un marchio collegato al carcere di San Vittore e favorisce l’inclusione sociale delle carcerate; una tavola rotonda su moda e arte; i processi di internazionalizzazione delle piccole e medie imprese; poi moda e sostenibilità, in particolare con la collaborazione di Green Peace, che ha messo in campo una campagna che si intitola Fashion Duel, durante la quale hanno sollecitato una serie di marchi ad adottare delle misure di sostenibilità.

È un progetto che si è concluso con la settimana della moda o pensate di portarlo avanti anche successivamente?

Con la settimana della moda è solo partito, allora si è conclusa questa fase di incontri si può dire, non è detto che non ce ne saranno altri, ma le interviste erano finalizzate a rendere vivo e visibile il lavoro che si stava facendo alle persone che transitavano durante quelle giornate in via Della Spiga. La parte di ricerca è invece assolutamente solo cominciata, perché è stato fatto il primo monitoraggio di quella settimana e l’idea è di continuare la collaborazione tra il nostro centro ModaCult e IBM, per accumulare contenuti sull’innovazione digitale e il mondo della moda.

 

di (Stefania Bleve)

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