Ced Pakusevskji: “Mi piace essere ispirato e di conseguenza evolvermi”

Il design, la tecnologia, l’innovazione sono parte del quotidiano di Ced Pakusevskji, protagonista oggi della nostra intervista. Con più di venti premi Promax nel curriculum, ha lavorato nel corso della sua vita come Art Director per MTV, Sky, occupandosi inoltre degli incredibili visuals del tour di Lorenzo Jovanotti, “Lorenzo negli Stadi” (2015). Attualmente ha uno studio proprio, FullScream, e con grande adrenalina e idee nuove ha intenzione di percorrere una strada a senso unico verso il successo. Ecco cosa ci racconta di lui!

Attivo ma soprattutto appassionato di design, art direction, grafica e molto altro. Se le chiedessi di descrivere Ced Pakusevskji in ambito lavorativo, in quale di queste categorie si rispecchierebbe maggiormente?

In tutte, anche nella regia. Non escludo nulla, se svolgo un solo lavoro tendo ad annoiarmi. Tutto mi risulta interessante, soprattutto quando un lavoro porta ad un altro, quando dunque c’è continuità, quando c’è alla base un progetto più grande. Mi piace essere ispirato e di conseguenza evolvermi.

Attualmente è direttore di uno studio italiano di nome FullScream, che recentemente ha conquistato numerosi premi durante gli “Oscar” del branding televisivo (il Promax BDA) realizzando una sigla per il programma dedicato a James Bond. Ci racconti questa esperienza.

James Bond è un eroe assoluto, non solo d’infanzia, è secondo me un simbolo di lifestyle, il gentleman perfetto. C’è stato un interessante lavoro di ricerca di art direction e design direction. Non è stato facile fare qualcosa su James Bond che non sia cliché, bisogna stare attenti a non cadere nel banale, bisogna trovare un giusto equilibrio tra i progetti e conservare il concetto di sequel di Bond.

Sembra apparire molto sensibile all’avvento dei social media, piattaforme che ormai appartengono al quotidiano e che, volontariamente e non, influenzano la vita di tutti. Quanto il suo lavoro è stato influenzato da essi e quanto a sua volta è cambiato?

I Social Media non hanno influenzato totalmente il lavoro di grafico e di comunicazione. Quello che facciamo noi è un formato che va bene per i Social, qualcosa di immediato, breve, d’impatto, quindi in qualche modo si parla la stessa lingua. Non credo che ci abbia cambiato in negativo. Si tratta di una nuova frontiera, differente dalla televisione, che ti permette di parlare direttamente con lo spettatore.

Il suo studio FullScream ha avuto modo di collaborare con il fashion system e con brand come Diesel, D&G, Ducati. Come mai questa apertura al mondo della moda e del lifestyle?

La moda è un canale molto potente poichè tutto è fatto di immagini. Io provengo da un mondo più di intrattenimento, ma le due cose mi sembrano molto simili, hanno uno scopo comune. La moda mi pare più conservatrice, poichè spesso le novità che si presentano nel campo del design, della regia, arrivano più tardi, nonostante il fashion system desideri puntare sempre sul nuovo. Secondo me i video dei brand italiani dovrebbero essere più sperimentali, col tempo questo aspetto cambierà. I brand francesi, per esempio, riescono a conservare la loro identità utilizzando però mezzi e strumenti più nuovi e questo, secondo me, li porta un passo avanti.

Tornando un attimo alla questione Social, fare belle foto e ricevere apprezzamenti tramite “likes” è lo scopo degli utenti di queste piattaforme: come considera questo tipo di “creatività”? Si può ancora creare così oppure tutto è diventato strategia e dunque non c’è più nulla di vero, di sentito?

Sicuramente c’è una grande strategia dietro. Il lavoro di design non è per forza connesso con il “like”, poichè ci sono grandi designer che hanno fatto la storia che presentano però molti meno “mi piace” del ragazzino che gira il video. Il fare una foto al giorno in realtà non porta da nessuna parte, anche se chi lo fa mira ad essere Beeple e dunque ad ottenere un vantaggio.

In quanto designer, creative director e grafico, cos’è per lei il “bello”?

Il bello per me è una sensazione innata, come un sesto senso per la bellezza, cosa che ho imparato anche con mia figlia; spesso i piccoli ci insegnano molto. E’ attrazione verso qualcosa che ha armonia per noi. Inoltre secondo me c’è chi è più allenato e chi meno nel riconoscere il “bello”.

Ringraziamo Ced Pakusevskji per la sua disponibilità.

di Federica Giampaolo

Lascia un commento

Your email address will not be published.