Yes, they Cannes! E noi?

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E’ possibile essere splendenti con poco trucco e un abito “anonimo”? O ancora, essere alternative a piedi nudi? Uno spacco alla Belen può stare bene a tutte? E lo chiffon color rosso?

Ebbene sì, stiamo parlando dei look sfoggiati al Festival di Cannes, teatro esclusivo di star d’eccellenza. Se non a tutti è riservato l’onore di calcare il Red Carpet, almeno è possibile ammirare e, perché no, commentare!

Giunge a conclusione la 69° edizione del Festival, evento internazionale dedicato al Cinema, da sempre kermesse di abiti strepitosi e flop epocali. Non bastano infatti delle belle gambe e un sorriso smagliante per apparire strabilianti; chiunque può incappare nell’errore, e le macchine fotografiche sono proprio lì, pronte ad  immortalarlo, le malelingue a sputare false sentenze, i giudizi a piovere come cats and dogs.

Ancora una volta a fare scintille sono i capolavori del Made in Italy: le star hanno scelto abiti di haute couture disegnati da Armani, Gucci, Fendi, Ermenegildo Zegna e molti altri. Ecco alcuni esempi lampanti di stile ed eleganza, ed alcuni fallimenti… tutti rimediabilissimi!

Pollice alzato per Natasha, principessa moderna Poly. La super modella russa dal viso di ghiaccio scalda l’atmosfera presentandosi sul Red Carpet con un abito in broccato rosa firmato Prada che sembra cucito apposta per lei. Uno stile anni 50 misto ad un tocco principesco. E il principe azzurro dove lo ha lasciato?

Secondo pollice alzato per Biancaneve Balti; Ci lascia a bocca aperta in passerella, ci fa sorridere con SnapChat, ci rende orgogliosi all’estero. Ecco che la dolce musa dagli occhi blu sfoggia un abito classico color carta di zucchero con inserti in pizzo nero. Nasconderà un lato oscuro? Una cosa però è certa: sicuramente non nasconde la sua italian beauty.

Pollice sù anche per Rosie Huntington e Susan Sarandon. L’angioletto Rosie veste Alexander Vauthier Couture e mette in posa le sue labbra rigorosamente rosso fuoco. Con qualche anno in più, Miss Sarandon veste la maturità, l’eleganza e la sobrietà, con un completo alla garconne che le calza a pennello e flat shoes by Jimmy Choo. Se da un parte la giovane età ammalia, dall’altra classe ed estrema raffinatezza lasciano stupefatti!

Ed ora passiamo alla parte più divertente:

Pollice giù per Letizia che disastro Casta: verrebbe voglia di affiancarla e chiederle “Letizia, perchè, perché, perché”? Noi la adoriamo, ma quel vestito proprio non fa per lei, sembra quasi appena uscita dal ring!

Altro pollice giù per Barbara idee confuse Palvin; Ebbene si, la giovanissima modella ungherese ha deciso di accostare un paio di pantaloni eleganti blu elettrico ad un, come definirlo, top nero che copre solo il necessario e lascia poco spazio all’immaginazione. Idee decisamente confuse. Mettiamoci una bella X sopra, proprio come ha fatto lei!

L’ultimo pollice basso tocca ad Adele senza pezzi Haenel: va bene osare, vanno bene i tagli geometrici, va bene che ha vinto un Oscar… ma l’attrice francese sembra non aver avuto il tempo di indossare una parte di abito. Quello che poteva essere un fantastico outfit dal sapore un po’ retrò si è trasformato in un pezzo non-sense che non fa affatto risaltare le sue forme. Non temere Adele, confideremo nel prossimo Oscar!

Allerta! Il galà Amfar, tenutosi il giorno 19 maggio, si è rivelato un successo, un melting pot di tessuti delicati, dettagli preziosi, stoffe svolazzanti e pettinature strabilianti. La modella Karlie Kloss ha scelto un abito Marchesa, di colore nero, spalle scoperte e spacco da passerella, mentre l’attrice Uma Thurman ha ricordato una venere del Botticelli in un abito firmato Schiapparelli Couture. Petra Nemcova sorride beata nel suo Georges Chakra, e Kirsten Dunst sfila in stile first lady vestita Chanel.

And the Winner is…Provate a decretarlo voi! Tutti i look, anche quelli più discutibili, hanno comunque illuminato il Red Carpet di Cannes mettendo in mostra i punti forti e deboli di star d’eccezione e fonte d’ispirazione. Escludiamo però lo spacco di Bella Hadid, incredibilmente irraggiungibile!

di Chiara Gozzelino

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