PFW 2021: Rick Owens e l’estetica del caos

Rick Owens

Alla PFW 2021-22 Rick Owens presenta Gethsemane, una rappresentazione di un mondo in distruzione. Una visione tanto catastrofica quanto sconcertante.

Re-Lego

Silenziosa e impercettibile ma costantemente presente nell’intera esistenza dell’uomo. La religione. Il degrado ambientale e il deterioramento della nostra psiche. Tutti profondamente connessi gli uni agli altri, un’unica Anima Mundi. La pandemia che stiamo vivendo ci ha costretti a ricalibrare il legame che abbiamo con tutte le cose e con la natura. Un concetto intrinsecamente legato al termine re-ligio.

Re (nuovamente) e lego nel senso di “scegliere” o “considerare attentamente”. Studiosi moderni come Tom Harpur e Joseph Campbell prediligono la derivazione da ligo, dunque “legare” “riconnettere”. In generale, religio intesa come virtù individuale allude a obblighi sociali nei confronti di qualsiasi cosa, inclusi la famiglia, la società e Dio. Una presa di coscienza, il recupero di una dimensione ancestrale nata dallo sconforto di un oggi forse troppo incerto.

Gethsemane, un mondo in distruzione

É il ritmo incalzante e penetrante del brano “Hell rap” di Gostheman a fare da cornice allo spettacolo firmato Rick Owens. Un racconto spiazzante che prende forma nel grigiore di un fumo che si riversava nell’aria davanti al Sacrario militare di Venezia. Un imponente edificio a base circolare, caratterizzato da una scalinata centrale e una cupola sopra la quale si erge la madonnina dell’artista Giuseppe Zanetti.

Gethsemane è il titolo della collezione. Una chiara citazione del podere in cui Gesù si era ritirato la notte prima della crocifissione. Il Getsemani diventa oggi uno spazio sospeso a evocare la situazione paralizzante in cui viviamo «in attesa di una risoluzione, sia essa catastrofica o razionale, in una suspense che sembra quasi biblica nel suo dramma, primitiva e profana», riporta il brand.

La rappresentazione di un mondo in distruzione. Applicata ai giorni nostri, la visione dello stilista potrebbe essere interpretata come un grido di preoccupazione; i capi di Rick Owens, infatti, ne sono la dimostrazione. Silhouette più avvolgenti si accostano a elementi sovradimensionati, i capi di maglieria vengono indossati dai modelli in maniera atipica perdendo la loro funzione primaria. Elementi contrastanti si avvicinano per dare un’accurata interpretazione dell’estetica del caos della struttura.

La collezione

La palette dello stilista è prevalentemente monocromatica: nero, bianco e qualche accenno di verde e viola scuro. La pelle rimane il materiale più utilizzato nella collezione, così come la maglieria. Misurato è l’uso del denim in gonne oversize indossate aperte a vita bassa e in jeans strappati. I jeans oversize sono stati realizzati in un denim total black, tessuto studiato per il brand dalla manifattura giapponese Yamanashi Orimono su telai vintage.

I capi sono concepiti dallo stilista analogamente alle divise militari nella loro funzione protettiva. Così si alternano cappotti con spalle imbottite anni ’80, capispalla shearling che racchiudono il corpo con guanti integrati, cappucci con zip a protezione del viso. L’utilizzo dell’underwear bianco in passerella rimanda a un desiderio di ritorno a una dimensione più ancestrale, come l’utilizzo di materiali naturali come il cashmere riciclato.

 

di Isotta Canapieri

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