Christian Dior presenta la sua Haute Couture AI 2020-21

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Christian Dior, collezione Haute Couture AI 2020-21

6 luglio 2020. Niente si ferma, tutto ricomincia. Questa è la premessa della collezione Haute Couture di Christian Dior. Quest’anno, però, le creazioni nate sotto la maestria creativa di Maria Grazia Chiuri non hanno potuto sfilare sulle passerelle di Parigi, ma sono state racchiuse e raccontate attraverso un cortometraggio. La direttrice artistica della Maison francese ha svelato come il dramma della pandemia abbia fatto nascere in lei l’esigenza di fuggire dalla realtà per cullarsi in una dimensione altra, fiabesca, sognante. Ed è proprio questa nuova dimensione psicologica, oseremmo dire forzata, che ha dato l’impulso creativo per dare forma a una nuova rappresentazione artistica della Haute Couture.

Un cortometraggio firmato Matteo Garrone

Il regista disegnato è Matteo Garrone, reso noto dal suo background nel mondo dell’arte, che ha tuttora delle influenze sulla sua forma-mentis da artista-artigiano, creatore di fiabe e condottiero nel mondo dei sogni. Il suo immaginario si lega alla storia di Dior, prima maison nel 1933 a fare una mostra di artisti surrealisti. “Lui lavora sui film come io lavoro con l’haute couture”, ha affermato in un’intervista Maria Grazia Chiuri, enfatizzando l’estrema passione che condivide con l’artista nella cura minuziosa dei dettagli, elemento che li lega al mondo dell’artigianato.

Il regista interpreta alla perfezione una collezione che parla di savoir faire. Il film è una fiaba che rimanda alla mitologia Greca. Astratto, visionario, pittorico: tre aggettivi con cui Matteo Garrone descrive il suo cortometraggio, dove la vera protagonista è l’intera collezione haute couture. Sono proprio gli abiti che intraprendono il loro viaggio nel mondo del sogno, trasportati all’interno di un baule con la facciata della sede storica Dior in Avenue Montaigne e presentati a figure mitologiche e fantastiche. Tutto rimanda all’eco del Théâtre de la Mode, periodo in cui i couturier francesi collaboravano con celebri artisti nella creazione di modelli di abiti in miniatura da esporre in mostre itineranti.

Elemento chiave, il baule

Il baule, dunque, è un elemento chiave: promuove, fa scoprire, simboleggia l’identità del marchio. Maria Grazia Chiuri conferisce estrema dignità ai manichini di 40 centimetri, che rifiuta di chiamare “bambole”, svelando come ad essi sia stata riservata una cura maniacale perché riprodotti con le stesse identiche caratteristiche degli abiti della collezione. Le miniature sono di fatto una collezione, realizzate in scala con un approccio estremamente architettonico. Quando parla della collezione, la Chiuri cita Lee Miller, Dora Maar, Leonora Carrington, Jacqueline Lamba e Dorothea Tanning, che con le loro fotografie surrealiste l’hanno ispirata ad immaginare un modo diverso di presentare le creazioni.

L’eleganza, la sobrietà, i colori dei paesaggi scelti nel film fanno da cornice all’attitudine della collezione Haute Couture, che esalta il plissettato, le forme guizzanti e i colori pieni e lucenti. La sorpresa ultima? L’inserimento per la prima volta di un abito da sposa, simbolo estremo di maestria manifatturiera. Con questa collezione Maria Grazia Chiuri ha dimostrato come l’animo creativo non necessiti del contesto per emergere, ma sia anzi in grado di svincolarsi dai dettami delle consuetudini mutando sempre in una forma nuova e differente dalla precedente, senza mai perdere la sua essenza e genialità.

 

di Martina Tronconi

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