Con Iceberg la protagonista è la maglia

Il nuovo direttore creativo di Iceberg, Arthur Arbesser, giovane stilista di origini viennesi ma saldamente stabilito a Milano, ha debuttato durante la settimana della moda milanese con la nuova collezione donna primavera/estate 2016. Si tratta di una collezione costituita da più dell’80% da capi di maglieria, il dna più autentico del brand. Ecco quindi polo, maglie dolcevita, salopette, gonne a portafoglio, bomber e spolverini in tessuti tecnici e impermeabili in tinte accese come rosso, rosa, giallo, lilla e verde insieme ai più classici bianco e nero, per una donna sportiva e casual.

Il lavoro per dar vita ai capi che hanno sfilato in passerella è in continua scoperta al fianco degli artigiani: il passaggio dall’idea alla realtà diventa naturale e sorprende il nuovo direttore creativo che rimane piacevolmente colpito non solo della tecnica stessa ma dal know-how, per lui vera fonte d’ispirazione.

Iceberg significa colore, grafica, qualità e ironia e porta con sé un bagaglio di quarant’anni di storia, tutti contraddistinti da un atteggiamento curioso e dal desiderio di divertire. L’estetica militare e i tagli sportivi, elementi portanti del brand, sono stati l’incipit della collezione e a loro è stata accostata una vera e propria vena di follia, un desiderio di gioco nato dall’utilizzo della creatività multicolore e l’umorismo di Enrico Baj, artista italiano caratterizzato da un’anarchia spensierata.

L’intento di questa nuova collezione primavera estate 2016 è dare una forma, fornire un abito all’idea di freschezza e di energia della contemporaneità. Arthur Arbesser vuole costruire un guardaroba facile, sensuale, cosmopolita ed irriverente. La maglia diventa uno strumento narrativo in grado di raccontare a sua volta il desiderio di rompere le regole e allo stesso tempo di essere fedeli alla tradizione.

Grafica e sregolatezza, jacquard e vinile, linee rette e morbide, disegni optical e superfici piatte: una collezione concepita come partitura melodica che, in alcuni punti, va fuori ritmo.

«È lo specchio della mia estetica: rigore e anarchia, un contrappunto che mi porta a spingere lo stile fino ai suoi limiti. Per poi fermarmi e guardare indietro, con leggerezza» dichiara il designer di Iceberg.

di Paola Redaelli

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