Caramanna,il lavoro del Critico Cinematografico

 

«L’apparato finanziario e pubblicitario del cinema e il prestigio dei divi sono tali che la critica, anche se unanimamente sfavorevole, non potrebbe mai arrestare la marcia verso il successo di un brutto film dal grosso budget. La critica è efficace solo nei confronti dei filmetti ambiziosi, privi però di grossi divi.»
Lo disse François Truffaut, famoso esponente della Nouvelle Vague francese, che prima di essere regista fu Critico cinematografico per Cahiers du cinema e per la rivista Arts.

A differenza del regista, dell’attore e dello sceneggiatore, la figura del Critico Cinematografico, così come tante altre maestranze impegnate nel mondo della Settima Arte, appare agli occhi del grande pubblico, esclusi naturalmente quelli del mestiere, come un’ombra vacante dalle ambigue funzioni e manzioni, a cosa serve? Cosa fa un Critico Cinematografico?

Lo spiega Andrea Caramanna.

Troppe volte si è sentito dire che gli scrittori scarsi diventano professori di lettere, gli attori poco dotati insegnano recitazione e i registi falliti divengono giornalisti di cinema, ma queste non sono altro che fandonie sfruttate per farsi beffa di un amico o per ferirne uno meno caro, vogliamo quindi sfatare questo Mito, come e perché si diventa Critici Cinematografici?

Beh, a tale proposito François Truffaut, che fu un critico cinematografico prima di essere regista, disse che la critica è solo un momento di passaggio per chi vuole fare cinema. Devo dire che quando avevo 20-30 anni pensavo fosse davvero così, poi mi sono reso conto che fare cinema è in un certo senso più facile che fare critica. Lo dimostra il fatto che il cineasta è un mestiere spendibile nel mercato e di conseguenza ha un suo ruolo nell’economia. Il critico, dall’altra parte, nel XXI secolo ha un prezzo soltanto quando si vende.

Lei che tipo di critico cinematografico è?
Devo dire che per me la “Scrittura” cinematografica oggi giorno è diventata un limite. Io sono quel tipo di critico che organizza rassegne di film e cerca di discutere le opere direttamente con gli spettatori, perché questo ha sempre rappresentato per me un’esperienza più stimolante rispetto alla scrittura.

Per poter fare brillantemente ogni mestiere bisogna godere dei giusti requisiti, per fare ciò che fa lei che carte in tavola bisogna avere?
Devo a questo proposito rivelare che per fare il critico l’unica cosa che occorre senza mezzi termini è la visione di migliaia di film. Io sono stato fortunato, perché avevo una nonna che mi portava al cinema ogni settimana e vedevamo tutti i film in uscita (quando erano al massimo tre-quattro ogni fine settimana e permanevano nelle seconde visioni). Poi naturalmente è obbligatorio studiare la Storia del Cinema, il che vuol dire andarsi a consultare tutte le storie del cinema, quelle “scritte” intendo, non una sola, come pensano invece certi studenti universitari. Ma più di tutto vedersi quanti più film possibile, non estratti di film.
Io sono convinta che il nostro paese abbia bisogno di una Rivoluzione Estetica che coinvolga l’arte nella sua totalità, le lettere, la filosofia e naturalmente il Cinema. L’Italia è nei secoli riuscita a essere l’ombelico della civiltà, della musica, dell’arte, del Cinema ed ora si è trasformata nello zimbello del mondo. Ecco dunque a questo proposito il mio quesito per lei Andrea.Si immagini di guidare lei stesso questa fantomatica Rivoluzione, che taglio le darebbe?

Questa è una domanda che potrebbe apparire senza senso. Di cosa parliamo, infatti? Sicuramente lo sarebbe (senza senso), purtroppo, per una gran parte della popolazione, perché anestetizzata, e quindi non più in grado di elevarsi verso un’est(etica) che è una prospettiva fondamentale e riguarda qualsiasi aspetto della nostra vita. Qui certo non parliamo solo di un’immagine superficiale. Nei nostri cuori deve avvenire la rivoluzione. Il cinema se non è aperto, se non è autentico, non porterà con sé alcuna rivoluzione, ma soltanto lo sterile messaggio di “consuma e divertiti”.
Quindi la rivoluzione va portata avanti risvegliando le coscienze assopite. Riportare verso l’autentica bellezza dell’Universo ogni elemento che è fagocitato da quelle forze (più o meno occulte) che remano verso la perdita di Coscienza. L’arte, così come il cinema, deve essere libera. Io penso che una rivoluzione stia già avvenendo, che un risveglio nelle persone sia in atto, che molti si stiano cominciando a chiedere quali sono le vere necessità della vita e spero che questo avvenga in mille modi diversi, anche attraverso quelle opere cinematografiche rivoluzionarie che diffondano queste tematiche. Ma che le diffondano attraverso un nuovo immaginario, un immaginario attuale e non stilemi triti e sterili. Condurre questa rivoluzione non è facile, bisogna trovare alleati in questo momento, sentire che altre persone si muovono nella stessa direzione, e con queste persone costruire nuovi progetti e renderli sempre più forti. Alle volte oggi basta poco per creare uno spazio, per fare emergere, per fare crescere i semi di una Rivoluzione Estetica. Ma il passato non è che conti tanto, perché le Rivoluzioni guardano e agiscono sempre nel Presente. Dobbiamo essere presenti, attivi e andare avanti fiduciosi verso gli obiettivi! Mi sembra anche difficile rispondere brevemente su alcuni aspetti concreti… perché bisogna includere la sfera dello Spirituale. Occorre lavorare su questa sfera per avere degli effetti concreti: il cinema libero, autentico, potrebbe essere uno strumento prezioso per raggiungere gli obiettivi: lo smantellamento di un sistema corrotto che basa anche la sua forza e il suo potere sull’immaginario cinematografico commerciale che rende sempre più ottusa la sensibilità individuale e collettiva, legandola intorno a falsi ideali e idoli.

 

di Giulia Betti

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