British Fashion Awards – celebrating leaders of change

BRITISH FASHION AWARDS

British Fashion Awards 2020

Siamo tutti parte del problema, siamo tutti parte della soluzione. Quello che scegli di fare ogni giorno come cittadino di questo meraviglioso mondo dipende esclusivamente da te. Questa è la premessa con cui vengono presentati i British Fashion Awards 2020. La celebrazione globale che prende vita ogni anno ha da sempre raccolto fondi per la Fondazione BFC, che si concentra sullo sviluppo dell’eccellenza nel settore della moda e sul sostegno ai talenti emergenti. Mai prima d’ora c’è stato più bisogno di questo supporto per garantire che la nostra società tragga vantaggio dall’impatto culturale positivo del fashion design.

I Fashion Awards guardano con gratitudine i designer, i marchi e i creativi che hanno influenzato un cambiamento positivo nel settore della moda di quest’anno. Ma cosa si intende per leaving a mark? Affrontare un periodo buio con risposte proattive, mostrare leadership e resilienza creativa, resistere ai pregiudizi del settore e lottare per il cambiamento di essi adattando i propri modelli di business alle esigenze della comunità. Sono i fautori di queste azioni strabilianti ad essere stati premiati.

É stato un anno straordinario, differentemente da quello che si può pensare, e lo è stato perché una crepa permette sempre ad uno spiraglio di luce di infiltrarsi per cambiare la prospettiva. E così è stato. Il cortometraggio presentato oggi ha ripercorso tutti i cambiamenti incredibili che sono avvenuti, silenti, nell’industria della moda in questo periodo. Stephanie Phair, presidente della BFC, e Caroline Rush, CEO, hanno presentato lo scenario con parole cariche di emotività. “Questo è stato un anno come nessun altro. La moda è probabilmente cambiata per sempre, perché le aziende e i designer hanno dovuto adattarsi a una nuova realtà. […] Questo è il motivo per cui abbiamo ritenuto che fosse importante riconoscere e difendere coloro che hanno alzato il livello in aree come la diversità, sostenibilità e comunità”. Diversità, sostenibilità, comunità. Questi i temi su cui si poggiano i progetti di questa edizione.

Comunità

Gazette McCreary, Phoebe English, Holly Fulton, Bethany Williams sono le prime ad essere state premiate per aver creato un emergency designer network che ha influenzato le industrie del settore a convertire la propria produzione per realizzare uniformi medici e camici chirurgici. “Volevamo dare una risposta collettiva per dimostrare quanto l’industria della moda può essere creativa”, sorride Phoebe. A distinguersi è stato anche Michael Halpern, che ha voluto esaltare la positività e l’impegno di chi è stato in prima linea in questa battaglia. Come ci è riuscito? Realizzando un progetto fotografico scegliendo come modelle 8 delle tante donne che lavorano nel settore pubblico. Non sono mancati nomi altisonanti come Chanel, che ha usato la sua influenza per dare vita ad un fondo per le organizzazioni a sostegno della giustizia razziale. “Siamo profondamenti convinti che sia la nostra energia creativa e le nostre persone a rendere Chanel una maison unica” commenta Bruno Pavlovsky, presidente di Chanel SAS.

Diversità

Il mondo della moda è una delle industrie più vibranti e influenti del mondo. Questa posizione conferisce alte responsabilità: è finito il tempo in cui la si associava ad un universo effimero; le tendenze che vengono lanciate adesso riguardano la necessità di stabilire una società più equa dove tutti hanno le stesse opportunità di emergere. Chi si è distinto in questa tematica sono Lindsay Peoples Wagner e Sandrine Charles. La caporedattrice di Teen-Vogue, insieme alla direttrice PR, ha dato vita al Black Fashion Council, una fondazione per la diversità e l’inclusione nel mondo della moda. Anche Priya Ahluwalia, leader dal pensiero progressista e fiera sostenitrice del movimento Black Lives Matter, ha mostrato un approccio alternativo al modo di concepire il design dimostrando una forte passione per la diversità. Persino Paul Smith si è espresso su di lei “Sei un vero esempio”.

Sostenibilità

É stato un anno straordinario anche in tema green. Il fashion pact è stato firmato da più di 60 compagnie al mondo, rappresentanti un totale di 200 brand. L’impegno? Fermare il surriscaldamento globale, ristorare la biodiversità, proteggere gli oceani. I nomi più importanti hanno preso parte in una battaglia che si impegnano a combattere ogni giorno fianco a fianco, seppur declinandosi in sfumature differenti. Abbiamo visto Kenzo scagliarsi con il WWF per la salvaguardia delle tigri, Stella McCartney rilasciare una dichiarazione potente:“during our global moment of pause, I questioned  everything we do”. Miuccia Prada e Raf Simons che conversano immaginandosi il futuro della moda, il pensiero creativo di Riccardo Tisci che si unisce agli ideali di Burberry sulla sostenibilità.

Non sono mancati i singoli con i loro progetti pilota, come Christopher Raeburn, pioniere del riciclaggio dei tessuti in eccesso, e Gabriela Hearst, realizzando la prima sfilata di sempre ad emissione zero. “Non c’è niente di più soddisfacente di usare le nostre capacità creative per uno scopo superiore”. Cosa ci ha insegnato, dunque, questo momento di black-out mondiale? Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma. 

 

di Martina Tronconi

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