Sicis Calipso: l’arte del micromosaico abbraccia la mitologia

Sicis

Per l’high jewelry Sicis, Calipso diventa collana. Una figura mitologica e dal fascino senza tempo, che ispira un’opera d’arte da poter indossare al proprio collo. I punti di forza? Brillantezza e trasparenza

L’arte dell’alta gioielleria è un campo nel quale molti esordiscono ma pochi poi crescono davvero: Sicis, maison con base a Ravenna, riesce a stupire continuamente con i suoi lavori di micromosaico. Per il suo ultimo piece-of-art, la maison Sicis si ispira a Calipso, la Ninfa figlia di Atlante della mitologia greca. Nell’Odissea, Omero la dipinge come la donna il cui fascino impedì all’impavido Ulisse di lasciare l’isola di Ogigia per ben sette anni. Ed è proprio dal fascino immortale della figura mitologica che Sicis prende spunto per la sua collana Calipso, un’intima fusione tra arte ed eleganza. Come la donna, così questo pezzo di alta gioielleria riesce ad di andare oltre la forza del tempo.

Sicis Calipso: l’arte del micromosaico abbraccia la mitologia in tre giri di perle

Una composizione di tre fili di perle Akoya che avvolgono il collo, nello stesso modo in cui la bellezza di Calipso avvolse Ulisse e gli impedì di ripartire. Le piccole sfere in light blue, tessute in una trama d’oro, sono accostate ad un intreccio di diamanti ed elementi decorati in micromosaico, segno distintivo del brand Sicis. Tessere minute si allineano creando seducenti disegni a goccia nei toni del blu zaffiro e del bianco, sinuosi giochi di colore e impercettibili riflessi. Un’ opera di profonda maestria, che affonda le sue radici nella Roma del Settecento, presso la Reverenda Fabbrica di San Pietro. Accomuna il tutto – oltre che il pregio dei materiali – il tema della trasparenza, declinato secondo diverse suggestioni, rimandi, emozioni e particolari. Non solo una collana; Calipso è infatti un rimando a due diverse tradizioni, alla storia e una creazione senza eguali. Un’opera d’arte che avvolge il collo e dona luce a chi lo indossa. Tutto Made in Sicis.

 

di Francesca Salza

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