Il Mudec di Milano inaugura l’autunno con Oriente MUDEC

Mudec

Il Mudec (Museo delle Culture di Milano) inaugura oggi 1 Ottobre 2019 la stagione autunnale, con il progetto Oriente MUDEC. Un viaggio nel cuore del Giapponismo attraverso materiale storico, artistico ed etnografico, testimone degli scambi reciproci tra Europa e Giappone a partire dal XIX secolo.

Mudec: due mostre, un unico obiettivo

Impressioni d’oriente. Arte e collezionismo tra Europa e Giappone, costituita da 170 opere tra dipinti, stampe, oggetti d’arredo e sculture. Una raccolta curata da Fleming Friborg, docente di storia dell’arte all’Università di Copenaghen, e Paola Zatti, conservatore della Galleria d’Arte Moderna di Milano. Sostenuti dal Comune di Milano-Cultura e da 24ORE Cultura-Gruppo 24 ORE, sarà aperta dal 1 ottobre 2019 al 2 febbraio 2020. Come lo sarà l’esposizione Quando il Giappone scoprì l’Italia. Storie di incontri (1585-1890), che segue alla precedentemente citata. Una collezione permanente che rivela i due momenti salienti del contatto tra i due mondi: la nascita delle ambascerie giapponesi e il primo museo giapponese in Lombardia.

I costumi di Madama Butterfly

Il percorso si estende lungo tutti gli spazi espositivi della sinuosa struttura del museo. Prima di accedere alle aule dedicate all’esposizione, è possibile ammirare una sezione dedicata all’anniversario dei 60 anni di Madama Butterfly alla Scala di Milano. Fu tra il 1901 e il 1903 che la tragedia giapponese prese vita grazie a Giacomo Puccini, diventando un mito della storia della lirica italiana. Con la gentile concessione del Teatro alla Scala, in mostra alcuni dei costumi di scena dipinti a mano e indossati da coloro che hanno interpretato Cio Cio San.

La relazione tra l’arte europea e quella giapponese

È tra il 1860 e il 1900 che la cultura occidentale viene profondamente affascinata dal Giappone, influenzandone le arti e i maggiori artisti italiani ed europei del periodo. Con una video installazione, appena entrati, insieme ad altre durante il percorso, viene messa in risalto la grande differenza tra i due mondi.
Uno schermo diviso a metà riprende scene di vita quotidiana che sembrano di epoche lontanissime, ma che poi appariranno più vicine che mai alla vista delle opere di Nittis, Rodin, Van Gogh, Toulouse-Lautrec. Opere nel segno del Giapponismo, termine col quale si intende l’interesse europeo verso tutto quello che era giapponese e non solo. Considerando questa terra come guida alla bellezza, o sogno di orizzonti inesplorati.
Ma come arrivò in Europa la scoperta di questa cultura? Con le Esposizioni Universali che ebbero luogo in quegli anni, diventando vetrine del colonialismo globale. Da lì il Simbolismo dell’Arts and Craft del periodo Liberty, caratterizzato dall’armonia di uomo e natura nelle arti applicate. Le nuove tecniche di artisti come Monet, Rodin, Cézanne e Van Gogh che a loro volta influenzarono il gruppo di giovani artisti chiamato Shirakaba. Creando un importante import/export artistico.
Anche in Italia il Giapponismo non lasciò indifferenti gli artisti o figure come Enrico Cernuschi, viaggiatore amante dell’arte che istituì un museo a suo nome. Il museo Cernuschi è attualmente tra i musei più importanti in Francia dedicato all’Asia Orientale. Persino a Palermo, con l’artista Vincenzo Ragusa e la moglie Tama Kiyohara, che cambiò il suo nome in Eleonora Ragusa. Lo scultore palermitano, insegnante di una scuola tecnica di Belle Arti a Tokyo, aprì a Palermo una scuola di acquerello, disegno, ricamo e laccatura.
Un’esperienza visiva ampliata al senso olfattivo grazie al partner Magna Pars Milano e il suo Laboratorio LabSolue Perfume Laboratory. Oud, Sandalo e Patchouli insieme a Gardenia, Gelsomino, Osmanto, Mandorlo, Nespolo e Ciliegio riecheggiano negli spazi comuni e possono essere acquistati al bookshop.

Quando il Giappone scoprì l’Italia. Storie di incontri

Il bookshop stavolta non indica la fine del percorso, bensì un nuovo ingresso, un tuffo nel passato, più precisamente tra il 1585 e il 1615. Quando il Giappone attraversò il suo periodo cristiano grazie alla Compagnia di Gesù e Alessandro Valignano, che portò in Italia i giapponesi convertiti al cristianesimo. Testimonianze di quel periodo le opere in esposizione dalle fattezze occidentali ma con tecniche giapponesi. Fu in seguito alle persecuzioni verso i cristiani che il Giappone assunse la politica di isolamento, e l’unico importatore divenne l’Olanda.
Riaperti i contatti con il mondo, nel 1853 grazie alle navi nere statunitensi, in Italia aprirono molti musei privati di arte giapponese. È questa la collezione esposta in Quando il Giappone scoprì l’Italia. Storie di incontri. Esemplari di porcellane Imari in rosso blu e oro, portantine riccamente decorate e armature di Samurai della collezione Giovanni Battista Lucini Passalacqua. Fu così che ricominciò un fiorente periodo per questa lunga relazione tra Europa, nonché Italia, e Giappone, di cui il Mudec è grande ambasciatore.
Informazioni utili:
MUDEC – Museo delle Culture di Milano (Via Tortona, 56)
01/10/2019 – 02/02/2020
Orari:
Lunedì 14.30 – 19.30
Martedì – mercoledì – venerdì – domenica 9.30 – 19.30
Giovedì e sabato 9.30 – 22.30
La biglietteria chiude un’ora prima dell’ultimo ingresso
 
di Pamela Romano

Lascia un commento

Your email address will not be published.