Sono tornato. E gli italiani non perdono il vizio.

Roma, quartiere Esquilino, 2017. Andrea Canaletti, sfortunato aspirante regista, sta riprendendo un multietnico gruppo di bambini mentre gioca a calcio: il suo sogno è realizzare un documentario dal titolo “Cosa significa essere italiano oggi”. Alle sue spalle, un uomo precipita dal cielo e si schianta al suolo. Si alza. La testa calva, la corporatura robusta, la divisa militare…È lui, è Mussolini: è tornato.

Canaletti, scambiandolo per un comico, decide di farne il protagonista di un nuovo documentario. I due cominciano così un viaggio attraverso l’Italia visitando grandi e piccole città, e confrontandosi con “gli italiani” che lì vivono facendo loro delle brevi interviste: c’è chi rimpiange i tempi del Duce, chi preferirebbe che ci fossero solo uno o due partiti, chi odia gli immigrati, chi li tollera…Su una cosa, però, tutti gli intervistati sono d’accordo: in Italia manca un leader che si faccia carico del compito di guidare il suo popolo, che mantenga le promesse fatte, che non cada nella tentazione del “magna magna”.

Al contrario di Canaletti, il pubblico è perfettamente consapevole che sullo schermo ci sia il vero Mussolini, il “Fondatore dell’Impero”, il responsabile della marcia su Roma, il firmatario del Patto d’Acciaio. E nonostante tutto, ride. Ride quando Mussolini si rifiuta di andare in Piazza Matteotti; ride quando il Duce si dispera passando attraverso Piazzale Loreto; ride quando Canaletti gli insegna a non appoggiare i piedi sul cruscotto dell’auto, e quando invece è Mussolini ad insegnare al goffo regista come conquistare una donna via chat.  

Ma quando poi, a poco a poco, si scopre l’altra faccia della medaglia del populismo, quando si inizia a temere che la storia con i suoi orrori si possa ripetere, quando ciascuno spettatore in silenzio si chiede “E io cosa avrei fatto?”, la platea smette di ridere, anzi, si vergogna di aver riso.

Sono Tornato non è un film su Mussolini, ma è un film sull’Italia di oggi”: il regista Luca Miniero non avrebbe potuto esprimere meglio il concetto del film. Il nodo non sta nel chiedersi quanto male Mussolini abbia fatto all’Italia; chi non è consapevole dell’assassinio di Matteotti, delle azioni dello squadrismo fascista, dell’istituzione dei Tribunali Speciali, dell’uso dei gas durante la campagna di Etiopia, delle leggi razziali…Il punto è invece constatare la drammatica indulgenza del popolo italiano, la leggerezza con cui ci si dimentica presto degli errori del passato e si perdona l’imperdonabile.

Nelle sale cinematografiche italiane a partire dal 1 febbraio.

di Francesca Trivella

Lascia un commento

Your email address will not be published.